Università e Scuola: le ‘belle favole’ di Nelli Scilabra

L’ASSESSORE CONTINUA A GETTARE FANGO SUGLI ENTI PER CONSEGNARE ALLE ASSOCIAZIONI DELLE IMPRESE LA GESTIONE DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Non fa più notizia l’attacco frontale di Confindustria alla Formazione professionale siciliana. L’associazione degli industriali che governa alla Regione da otto anni a braccetto con il Partito democratico, non ha però perso tempo, ha sferrato l’ennesimo colpo mortale al settore. Un mucchio di accostamenti, numeri e riferimenti, innestati in un ragionamento che è barcollante e fuori dal reale ruolo della Formazione professionale vengono riportate in un articolo di qualche giorno fa pubblicato su www.ilsole24ore.com .

Si contesta che in dieci anni la Formazione professionale ha divorato tre miliardi. Anche se fosse vero, Confindustria, che del quotidiano ne è proprietaria, perché non ha denunciato prima i latrocini? Potendo contare su uomini e donne al vertice dell’esecutivo sia nel governo del precedente presidente della Regione, Raffaele Lombardo che dell’attuale governatore, Rosario Crocetta, risulta strano che la voce non è stata alzata prima.

Perché? Quali accordi sarebbero saltati? Dalle colonne di questo giornale più volte è stato raccontato del mistero sull’utilizzo delle risorse, circa di un miliardo del Piano operativo Fondo sociale europeo del periodo 2007/2013, in settori diversi dalla Formazione professionale. Eppure, l’articolo che richiamiamo spara a zero sul settore dove Confindustria ha sempre puntato per “calamitare” risorse comunitarie.

Si torna, per esempio e con ogni probabilità anche volutamente, ad accostare l’erogazione del servizio formativo con l’occupazione diretta degli allievi. La Formazione professionale non ha questo compito, non deve occupare il cento per cento dei discenti. Il compito, invece, è quello di trasferire conoscenze e competenze per favorire l’accesso al mercato del lavoro. Spetta al sistema imprenditoriale in senso lato creare le opportunità di lavoro.

Se si formano esperti nel settore dell’energia alternativa e poi si scopre che tutti i progetti volti all’impianto di pannelli fotovoltaici sarebbero bloccati da una assurda burocrazia che “impone” trenta autorizzazioni prima dell’istallazione dell’impianto, di cosa stiamo parlando? Se i Centri per l’Impiego operano in maniera inefficace e il dirigente generale al Lavoro, che in Sicilia è guidato dalla dottoressa Anna Rosa Corsello, la stessa che controlla anche il dipartimento Formazione professionale, non mostra le competenze per imporre direttive e semplificazioni agli uffici periferici, ogni sforzo dei creare nuove figure professionali resta vano.

Scaricare sugli enti formativi e sugli operatori del settore la responsabilità della pesante disoccupazione in Sicilia, è facile ed allo stesso tempo pericoloso. Le bugie hanno sempre le gambe corte. Sarà curioso capire quanti saranno occupati al termine dei percorso formativi che il Ciapi nelle prossime settimane dovrebbe avviare in tutta la Sicilia, attraverso il progetto “Prometeo”.

Riportare poi nell’articolo che gli enti formativi sono attori che mettono in scena i corsi di formazione per “distrarre ingenti flussi di spesa per gestirli privatamente in cambio di voti, denaro, potere” appare fuori luogo. Non è possibile affermare che tutti gli enti gestori sono ladri, collusi e truffatori. L’illegalità è stimata sotto il 4 per cento del totale degli enti formativi accreditati alla Regione siciliana.

Sono in tanti ad erogare la formazione professionale di qualità, che in molte occasioni è anche d’eccellenza. L’affermazione contenuta nel citato articolo sembra al limite della diffamazione per molti, tanti, enti formativi e professionisti della Formazione professionale, impegnati da decenni a trasferire in tutta la Sicilia competenze e professionalità spesso utili al successivo collocamento al lavoro degli allievi.

Riportiamo il passo che pare non descrivere nella sua totalità la realtà del sistema formativo regionale.

“I destinatari di questa massa di denaro sono enti senza fini di lucro. In realtà è emerso che parecchi di questi enti sono riconducibili a parenti o fiduciari di esponenti politici siciliani. Dopo lo scandalo del Ciapi, che con la scusa di avviare al lavoro 1.500 disoccupati era diventato una mangiatoia per politici, le inchieste hanno imboccato varie direzioni. A Messina sono state arrestate la moglie di Francantonio Genovese, uno dei capi corrente del Pd, e quella dell’ex sindaco della città Giuseppe Buzzanca (Pdl). A Catania è stata scoperta un’associazione a delinquere per l’appropriazione e l’indebita percezione di contributi per la formazione. A Enna si sospetta che i corsi non siano stati nemmeno svolti.

Per fondi elargiti illegittimamente, la Corte dei conti ha condannato l’ex assessore Mario Centorrino e il dirigente regionale Gero Campo a risarcire all’amministrazione centinaia di migliaia di euro. E rinviata a giudizio dalla magistratura contabile, per presunto danno erariale, è l’ex direttrice del dipartimento Istruzione e Formazione, Patrizia Monterosso, attuale segretario generale della Regione, persona di fiducia del presidente Rosario Crocetta”.

L’articolo prosegue poi con l’elogio esagerato e pomposo all’assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra. Secondo il quotidiano di proprietà degli industriali la musica sarebbe cambiata con l’avvento del giovane assessore universitario e con tessera Pd. Il testo riporta l’affermazione che sarebbero stati “i vecchi marpioni della politica, di destra e di sinistra, le hanno aizzato contro i lavoratori della formazione. Ma lei non s’è lasciata intimidire.

Ha trasferito una settantina di dipendenti dell’assessorato che avevano legami con vari enti. Quindi ha aperto gli armadi”. Parole che appaiono come la costruzione forzata di uno scenario catastrofico, alimentato da illegalità, clientelismo, affarismo, scambio di voto, dove l’assessore Scialbra avrebbe, col colpo di bacchetta magica, fatto piazza pulita. Siamo distanti dalla realtà dei fatti.

Con l’avvento del Governo Crocetta, l’indirizzo politico è stato quello di demolire il settore, iniziando proprio dagli uffici dell’assessorato al ramo. Dirigenti e funzionari silurati sotto la bandiera della trasparenza e della pulizia, ma sostituiti da decine di contrattisti di società nazionali di emanazione ministeriale in grado di assumere a tempo determinato giovani laureati ,tra cui figli di pezzi grossi della burocrazia regionale oltre che della politica regionale.

Clientela o cosa? Per non bastare, con il progetto Spartacus, il governo regionale a trazione Pd avrebbe piazzato negli uffici nevralgici, attraverso il Ciapi di Priolo, diversi lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali per “collaborare” al trattamento di carte, documenti, decreti di finanziamento e mandati di pagamento destinati agli enti formativi.

La Scilabra parla di Albo aggiornato dopo sedici anni. È opportuno ricordare al giovane assessore che lo stesso Albo non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana (Gurs) e non si conosce il risultato delle indagini interne per smascherare i casi di dichiarazioni false e di lavoratori presenti nell’albo ma non titolari di contratto a tempo indeterminato alla data del 31 dicembre 2008.

Un controllo semplice che finora si è rivelato difficile per il giovane assessore ed il suo gruppo di tecnici ed esperti. La Scilabra parla di tredici mila lavoratori assunti dagli enti. Un dato che ad oggi non sarebbe confortato da nessun riscontro oggettivo. Sugli enti poi, le parole non si sono risparmiate. Riportiamo la dichiarazione contenuta nell’articolo de il Sole 24 Ore.

“Fino a due mesi fa gli enti accreditati erano due mila. Oggi hanno fatto domanda in 600 e dobbiamo verificare quanti di questi hanno i requisiti. Ora gli enti debbono avere sedi adeguate, pagare imposte e contributi, redigere il bilancio, sottoscrivere un patto di integrità con una clausola anticorruzione. E i loro responsabili non debbono avere rapporti di parentela con dipendenti dell’amministrazione. I ladrocini avvenivano con il sistema delle fatture gonfiate, l’amministrazione erogava in anticipo all’ente l’ottanta per cento dell’importo richiesto, riservandosi i controlli a saldo. Solo che il saldo era rinviato sine die, abbiamo trovato rendiconti che non venivano chiusi dal ’98.

Nel 2011 per legalizzare la truffa è stato inventato il costo standard. Da allora un ente riceve 129 euro per ogni ora di corso, indipendentemente dal costo reale sostenuto. Nel resto d’Italia il costo standard è di 80 euro. La novità che ho introdotto è l’obbligo di rendicontare comunque i 129 euro”.

I requisiti in capo agli enti ci sono sempre stati, così come le imposte si dovevano pagare prima come dopo l’avvento dell’assessore Scilabra. Di cosa stiamo parlando? Il costo standard non può essere considerato una truffa se è previsto dal vademecum dei costi del Fondo sociale europeo. Diamo i numeri? Sui rendiconti ereditati dai precedenti governi, il dato schiacciante è che l’unica novità introdotta dall’esecutivo Crocetta è stato l’istituzione di un Ufficio stralcio col compito di accelerare i rendiconti fermi a dieci anni fa.

Peccato però che dal primo giorno di lavoro l’ufficio è rimasto solamente con una unità lavorativa, e cioè il dirigente del servizio. Se si fa eccezione a qualche unità di giovani inviati dalle società di assistenza tecnica, il dirigente alla rendicontazione da solo e senza personale ha fatto miracoli emettendo in meno di un anno oltre seicento decreti di chiusura dei corsi di formazione.

Il giovane assessore alla Formazione professionale è a conoscenza che il Servizio creato per dare una risposta trasparente al settore è senza unità lavorative da 8 mesi? Che senso ha cantare vittoria? E poi per cosa? Sarebbero bastati un paio di funzionari destinati al Servizio stralcio per triplicare nello stesso periodo il risultato, di per se miracoloso per l’impegno profuso esclusivamente dal dirigente del servizio rendicontazione.

Ci vede d’accordo la scelta della Scilabra di costituirsi parte civile nei processi che hanno coinvolto diversi enti formativi in brutte vicende giudiziarie per cui l’assessorato ha provveduto già a revocare l’accreditamento. Paradossale poi la vicenda dello Ial Sicilia, uno dei più grandi centri formativi siciliani, che secondo le parole della Scilabra, riportate dal quotidiano di Confindustria, “non riesce a giustificare 18 milioni per attività svolte nel 2011/12”.

Secondo l’ente, invece, il finanziamento speso sarebbe stato ampiamente giustificato. Il Consiglio di giustizia amministrativa per la Sicilia di Palermo ha accolto recentemente le ragioni dell’ente, sospendendo la revoca dell’accreditamento, il che potrebbe significare riprendersi il finanziamento per l’avvio delle attività della seconda annualità dell’Avviso 20/2011, finanziato con le risorse del Piano giovani. Eppure, l’atteggiamento della Scilabra, come della dottoressa Corsello, non cambia. Pare che il motivo sia tutto politico e legato alla guerra interna al Pd il partito trainante del Governo Crocetta.

Farebbe bene l’assessore Scialbra a cominciare a chiamare le cose col proprio nome. Basti richiamare i recenti fatti che hanno interessato gli Enti per il diritto allo studio universitario, ad oggi privi di Consiglio di amministrazione, di direttore e di risorse per garantire i diritti agli studenti universitari. Un grande paradosso che proprio l’assessore universitario si sia dimenticato dei colleghi universitari ed abbia ridotto i finanziamenti.

Oppure, siano altri, i pupari, a suggerire come barcamenarsi in mezzo alle scadenze ed alle decisioni nel mondo universitario. Senza contare ai ritardi ingiustificati accumulati, come ricordato in un precedente articolo pubblicato sulle colonne di questo giornale, dall’amministrazione regionale nei mesi scorsi, ben oltre la scadenza del 31 gennaio 2014 fissata dal ministero per l’Istruzione, l’Università e la ricerca (Miur) per il caricamento dei dati sul sistema per ridefinire la nuova mappa della rete scolastica siciliana.

Una condizione inaccettabile che rivela l’incapacità dell’amministrazione di operare scelte nell’interesse della scuola nascondendosi dietro presunte pratiche democratiche che appaiono più come un mercatino dove s’incontrano i politici e gli amici per mettersi d’accordo su come incidere politicamente sul territorio.


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