Colpo di scena nella vicenda giudiziaria che coinvolge 45 imputati. L'altro filone, in cui compaiono gli ex rettori Giacomo Pignataro e Francesco Basile, verrà trattato nei prossimi mesi dopo il rinvio disposto a maggio
Università bandita, si astengono i giudici della 3ª sezione Processo passerà a quelli della seconda ma solo a ottobre
Ennesimo colpo di scena nella vicenda giudiziaria nata dall’inchiesta Università bandita sui presunti concorsi decisi a tavolino in ambito accademico. La prima udienza del processo fissata per oggi, ossia il troncone con 45 imputati tra cui l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco, si è chiusa con l’astensione di quattro giudici su sei che fanno parte delle terza sezione penale del tribunale di Catania. L’istanza è stata accolta dal presidente e adesso i corposi fascicoli passeranno ai togati della seconda sezione. Un passaggio di consegne che si concretizzerà soltanto a metà ottobre, quando è stata fissata la prossima udienza. Non si conoscono nel dettaglio i motivi della rinuncia da parte dei giudici ma dietro potrebbero esserci rapporti di parentela che impongono l’astensione.
In questo troncone giudiziario, oltre a Bianco, ci sono alla sbarra l’ex procuratore di Catania Vincenzo D’Agata e la figlia Maria Velia. Nel filone principale invece, sempre davanti alla terza sezione penale, sono imputati gli ex rettori di Unict Francesco Basile e Giacomo Pignataro e sette professori e capi dipartimento: Giuseppe Barone, Michele Cavallaro, Filippo Drago, Giovanni Gallo, Carmelo Giovanni Monaco, Roberto Pennisi e Giuseppe Sessa. I processi, almeno per il momento, vanno su binari separati ma anche il filone principale procede a rilento. L’ultima udienza, svoltasi il 10 maggio scorso, è durata una manciata di minuti, salvo poi essere rinviata per difetto di notifica ad alcune delle parti offese. Da tenere d’occhio anche la prescrizione dei reati dopo l’esclusione del reato di associazione a delinquere disposto, con un provvedimento di non luogo a procedere, dalla giudice Marina Rizza. Sul punto la procura ha fatto ricorso in Cassazione.