Unioni civili, cronistoria e tagli del ddl Cirinnà «Per andare oltre serviranno ancora 30 anni?»

«Sì, si fanno dei passi avanti, ma non per questo il ddl Cirinnà è esclusivamente positivo». Bianca Mascolino, 27 anni, componente dell’associazione per i diritti lgbtqi Queers si è laureata in Giurisprudenza all’università di Catania e ha studiato tutti i passaggi del disegno di legge più discusso degli ultimi anni. E che giovedì 25 febbraio è stato approvato in Senato. Un testo controverso, che nel corso della lunga discussione ha perso molti dei suoi aspetti fondamentali. Come quello che regolamentava la stepchild adoption, vale a dire l’adozione del figlio del o della partner. «Solo uno degli aspetti che lo fa apparire monco – spiega Mascolino – Su questo punto il Pd ha annunciato che intende correre ai ripari». Includendo un articolo su questo tema in una riforma delle adozioni. «Ma è credibile? Anche perché non era un punto del programma governativo, temo che difficilmente si riuscirà a far rientrare dalla finestra quello che è stato buttato fuori dalla porta».

Il testo base del ddl 2081 viene presentato il 15 marzo 2013 e assegnato alla commissione Giustizia pochi mesi dopo. Per individuare la relatrice, però, bisogna aspettare ancora qualche tempo. È il 4 dicembre 2013 quando Monica Cirinnà riceve il compito di portare avanti il progetto che, da quel momento, verrà identificato con il suo nome. La versione originale prevede per le coppie omosessuali diritti «identici», sottolinea Mascolino, a quelli del matrimonio eterosessuale. «Assistenza dei figli, anche di uno solo della coppia, coabitazione, fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione nelle decisioni legate alla famiglia e fedeltà». Tutti aspetti propri dell’istituto giuridico del matrimonio, che sarebbero stati applicati anche alle unioni civili. «Nel testo base sono presenti anche i riferimenti alla successione – prosegue l’attivista – Mi riferisco, per esempio, al diritto all’eredità». Nonostante le similitudini, però, le unioni civili non sono matrimoni e per registrarle «non sono necessari tutti gli obblighi che, invece, riguardano le coppie etero». Per fare un esempio spicciolo, «non sono necessarie le pubblicazioni».

Una formulazione che, nei fatti, «è già una discriminazione rispetto al matrimonio civile» ma che, con tutti i suoi limiti, viene accettata dalla comunità lgbtqi in un Paese, l’Italia, che è già fanalino di coda in Europa per i diritti civili garantiti alle coppie dello stesso sesso. Per due anni, però, del disegno di legge non si parla. Almeno fino al 26 marzo 2015, quando la commissione Giustizia approva il testo base. Sul quale vengono depositati 4320 emendamenti. «Con l’obiettivo di fare ostruzionismo, soprattutto da parte della Lega nord, di Ncd e di Forza Italia». Prima che approdi in parlamento per essere discusso, però, il ddl Cirinnà deve «passare al vaglio del ministero dell’Economia – spiega Bianca Mascolino – È triste pensarlo, ma i nostri diritti civili sono dovuti passare anche dalla sostenibilità economica per lo Stato della reversibilità della pensione». Quando arriva, la relazione ministeriale esprime parere positivo. È alla fine di luglio 2015 che si stabilisce il momento della discussione in Senato.

La data è il 28 gennaio 2016, buona parte degli emendamenti proposti vengono ritirati e si comincia a discutere del cosiddetto supercanguro. «Una sorta di maxiemendamento che permette di saltare la discussione degli emendamenti più piccoli, in aperto contrasto con la proposta di legge», aggiunge Mascolino. Per applicarlo, però, non solo è necessario il voto del MoVimento 5 stelle – che lo nega – ma anche il parere del presidente del Senato Pietro Grasso: «È lui a decretare che non si può fare – racconta l’esperta – Probabilmente per non creare un precedente. Di emendamenti ne sono rimasti solo 500, che dovrebbero rientrare nel normale iter di approvazione di un disegno di legge». Del resto, l’unico precedente di supercanguro ha riguardato la legge elettorale, «e in quel caso di emendamenti ne erano rimasti da discutere 44mila». È a questo punto che il governo guidato da Matteo Renzi decide di porre la fiducia e la ottiene. 

Il testo finale, però, manca di alcuni aspetti fondamentali. «La stepchild adoption e l’obbligo di fedeltà. Il primo riguarda l’adozione dei figli del partner, il secondo è un punto più difficile da spiegare. Perché è fondamento del matrimonio e sottintende che una coppia omosessuale non possa essere in grado di non essere promiscua». Un fatto che, al di là dei possibili dibattiti sul valore della monogamia, sembrerebbe «voler mettere l’accento sulle presunte incapacità di una coppia lgbtqi». L’iter del disegno di legge, però, non è ancora concluso. Dopo il passaggio al Senato toccherà all’approvazione alla Camera: «Lì il Pd ha una maggioranza più forte – continua Bianca Mascolino – Non dovrebbero esserci problemi». Il timore è che una legge incompleta possa frenare i diritti civili: «Il testo sull’aborto doveva essere riformato già all’epoca, ed è ancora uguale. Per arrivare al divorzio breve sono passati 30 anni dall’approvazione della legge sul divorzio – conclude l’attivista – Dovranno passare 30 anni anche per noi?».


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Questa è la prima settimana in cui tutti i pianeti generazionali hanno cambiato segno, e si avvia un’altra era zodiacale che preparerà i dodici segni al cambiamento. Urano è il pianeta del cambiamento e si trasferisce in un aereo Gemelli, che dà forza alle sue idee e lo rende di nuovo libero di manifestare idealismo […]

Il caso Sinner ha scoperchiato un vaso di Pandora da cui, tra gli altri, sono venuti fuori una quarantina di casi di positività al Clostebol riscontrata negli sportivi negli ultimi anni in Italia. Uno steroide anabolizzante che, pur essendo proibito dalla Wada, risulta presente in numerosi farmaci da banco per la cicatrizzazione delle ferite – […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]