Un’etichetta discografica, la sfida di Riccardo Piparo «Nel 2021 è da pazzi, ma chi è preparato sopravvive»

Mario Biondi, Nicolò Carnesi, Febo, Francesco Cafiso, Alessio Bondì, Lidia Schillaci, i Tamuna. Sono parecchi
gli artisti che hanno varcato la soglia dello studio di registrazione palermitano Cantieri 51. Persino La Rappresentante di Lista, in questi giorni a Sanremo con Amare, ha registrato lì dentro gran parte della
strumentazione dell’ultimo album, My mamma, uscito il 5 marzo.
Attivo da ben due anni, lo studio di registrazione sito all’interno di Cast Gattuso, in via dei Cantieri 51 – da cui
il nome – si appresta adesso a compiere un passo importante: gestire un’etichetta, la Cantieri 51 Records. 

«È una cosa che ho voluto sempre fare – spiega Riccardo Piparo, fondatore di Cantieri 51, che nel mondo
della musica si muove da quando, insieme a Tignino e Callea, i Ti.pi.cal, cantava The Colour Inside al Festivalbar del
1995 – ho ritenuto fosse il momento giusto per farlo, è una scommessa. Il tempo mi darà ragione o torto».
In un momento in cui il mondo dello spettacolo sembra subire maggiormente l’effetto dell’emergenza
sanitaria, sapere che c’è chi si rimbocca le maniche e decide di investire nel settore musicale per crescere,
fa piacere. Anche se, apparentemente, sembra una pazzia: «Nel 1929, quando l’America visse il crollo di
Wall Street, un pazzo di nome Ford iniziò a costruire delle macchine
 – racconta Piparo – adesso tutti
sappiamo chi è diventato. Io sono convinto che ne usciremo e, quando tutto finirà, dobbiamo farci trovare pronti e preparati perché solo chi è più preparato
sopravviverà». 

Tre le sale di registrazione all’interno dello studio Cantieri 51, con il quale collaborano in qualità di partner e
musicisti Ciccio Leo, Antonio e Pietro Zarcone. La control room, sala regia ma anche live room B
all’occorrenza, e due sale annesse: la live room A e la live room C, adibite alla registrazione. Tra qualche
mese sarà pronta anche una quarta sala
: la live room D, al piano inferiore. «Stiamo preparando una sala di
sessanta metri quadri, una live room per orchestre e gruppi di musicisti – spiega Piparo – Può contenere fino a trenta
persone; finora a Palermo non c’è nulla di simile, saremo i primi». Le sale sono collegate tra loro tramite
utilizzo di monitor e video, al fine di far interagire i musicisti tra loro. 

Ma quali sono le sfide per un imprenditore che vuole cimentarsi nel mondo delle etichette discografiche del
2021? «Etichetta discografica suona un parolone – spiega Piparo – ma adesso è tutto molto più semplice
rispetto a vent’anni fa
». Prima costava molto di più mantenere un’etichetta. Era gestita da più persone
perché non esistevano i social, c’era il cartaceo, le cassette da mandare via posta.
«Adesso bastano le conoscenze – afferma il fondatore di Cantieri 51- un buon ufficio stampa, un accordo
editoriale che assicura la distribuzione sul digitale. È molto più semplice rispetto a prima, anche
l’investimento è minore perché, ahimè, il guadagno che ne deriva è nettamente inferiore rispetto a
vent’anni fa
. Tutto è proporzionato». 

L’industria musicale di oggi sembrerebbe guadagnare sempre meno dal prodotto musicale in sé e sempre
più dal contorno: merchandising, pubblicità, live. Questi ultimi, ormai fermi da più di un anno.
«Chi se la compra ormai la musica? – si domanda con ironia Piparo – È gratis, ce l’hanno tutti, dovunque: chi
se la deve comprare? I giovani, i ragazzi di ora, nascono con l’idea che la musica è gratis ed è difficile fare
comprendere che invece in altri tempi la musica te la dovevi comprare. Con le cassette, i vinili, i jukebox nei
bar; non c’erano soluzioni: o te la compravi o non l’ascoltavi».
Oggi, come canta Willie Peyote nel suo brano in gara al festival, «Non si vendono più i dischi tanto c’è
Spotify». Piparo annuisce: «È la fine del cd, il mercato dei dischi fisici è ormai al capolinea. In alternativa
rimane e ritorna prepotente il vinile perché diventa un emblema. Tutti gli appassionati che a casa hanno
l’impianto con il giradischi hanno la voglia di andarsi a comprare il vinile ma il cd purtroppo sta morendo,
rimane solo il supporto digitale».

Ma gli introiti di una piattaforma digitale sono veramente bassi. «Per avere grossi guadagni devi essere
Beyoncé o Dua Lipa
 – spiega – bisogna fare milioni e milioni di streaming».
Vista così, la scelta di Piparo appare ancora più folle. «Meno male che ci sono i pazzi come me
commenta – sennò va a finire che nel giro di cinque anni la musica non esiste più. Saremo pure folli ma
almeno portiamo avanti la più bella forma d’arte che l’uomo abbia mai inventato».
La squadra su cui punterà la Cantieri 51 Records sarà fatta da giovani, «possibilmente anche siciliani –
sottolinea Piparo – sarebbe motivo di orgoglio». Però nulla è da escludere: «ormai con internet le distanze
non esistono più», afferma il produttore.
E sebbene l’industria musicale stia attraversando un periodo difficile, nel 2020 Piparo ammette di non aver
mai smesso di lavorare. «Ho lavorato quasi ogni giorno, molte persone non facendo più i live hanno deciso
di impiegare il loro tempo registrando in studio
. Ma sono sicuro – conclude – che se continua così nel 2021
inizierò a sentire già le prime difficoltà».


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