Quest’anno le vacanze avranno un sapore amaro per oltre 2500 lavoratori. Da Almaviva a Blutec, senza dimenticare l’Ippodromo e ora anche il Giornale di Sicilia, sono centinaia le famiglie che vanno incontro a un’estate rovente, contrassegnata da crisi e licenziamenti. A partire da un luogo simbolo del fallimento di riconversione industriale in Sicilia: Termini Imerese. Dopo l’addio di Fiat nel 2011, infatti, un’interminabile agonia ha visto per oltre otto anni succedersi tavoli ministeriali e soggetti industriali senza sortire alcun effetto. Una girandola di nomi e progetti, da Massimo Di Risio a Roberto Ginatta, e dopo quasi cinquant’anni dalla sua apertura nel 1970, per ironia della sorte, l’ultima vettura a uscire dalla catena di montaggio potrebbe essere anche la prima prodotta: la mitica Fiat 500 oggi trasformata in Spiaggina elettrica. Da alcuni mesi, all’interno dell’ex stabilimento oggi Blutec, i vecchi modelli dell’azienda torinese vengono tagliati e riconvertiti in unità elettriche per realizzare la Jolly Icon-e, il nuovo progetto di Garage Italia, l’azienda fondata da Lapo Elkann, grazie anche alla recente partnership con la nota azienda di noleggio Hertz Italia.
Peccato che il progetto sembra essere naufragato sul nascere: secondo alcune indiscrezioni, la Spiaggina non verrà realizzata più a Termini. E terminata l’ultima in lavorazione, le cinque tute blu che sono in forza andranno in cassa integrazione. Salirà quindi complessivamente a 675 il numero dei dipendenti destinati a percepire ammortizzatori sociali, più altri 300 dell’indotto. Il tutto mentre il loro destino ricade nelle mani dell’amministratore giudiziario Giuseppe Glorioso che, dopo il sequestro dell’azienda, ha il compito di trovare entro sei mesi una via d’uscita. «La vicenda Blutec non è ancora chiusa – assicura Vincenzo Comella, segretario Uilm Palermo – l’azienda si trova all’interno di un concordato in bianco e nel frattempo l’amministratore dovrà stilare un piano e verificare se ci sono le condizioni per andare avanti o meno».
Nei giorni scorsi, il vice capo di Gabinetto del ministero dello Sviluppo Economico, Giorgio Sorial, ha incontrato i sindaci del territorio e Invitalia nel Comune di Termini nel corso di un tavolo tecnico annunciando una task force per una rivisitazione dell’accordo di programma quadro tra tutti i partner istituzionali partendo da zero e calendarizzando un incontro operativo e propositivo entro il mese di luglio. Ma di soluzioni concrete al momento non c’è traccia. «Il ministero non ha dato prospettive – ammette ancora Comella – e se nei prossimi mesi non spunta qualcosa il quadro rimarrà immutato». Eppure nel tempo si erano ventilate tante ipotesi, a partire dall’ibrido: dalla famosa Spiaggina alla trasformazione del Doblò in elettrico, ma oggi non c’è più alcuna certezza.
«Sappiamo che l’amministratore ha riferito di avere contatti con Fca, ma non ha mai detto di avere delle risposte certe. Nelle ultime riunioni non si è parlato più del Doblò ibrido e al momento l’attività è sospesa». E delle voci della Cina e di un interessamento di case prestigiosa come Toyota? «La verità è che non c’è mai stato alcun riscontro. E dall’ultima riunione del 21, ci è stato comunicato che stanno cambiando persino il titolo alla cassa integrazione perché la ristrutturazione non è andata in porto: al momento il piano Blutec sembra fallito – aggiunge sconsolato -, poi se Fca si sveglia e ci dà attività noi siamo sicuri che Glorioso sarà nelle condizioni di portarlo avanti».
Un altro dramma, nel frattempo, si consuma per il personale di Almaviva. Su un bacino di 2700 dipendenti, ben 1244 sono a rischio e potrebbero perdere il posto da settembre. L’azienda, un colosso dei call center in Italia, ha comunicato nelle scorse settimane gli esuberi avviando un lungo braccio di ferro con i sindacati che sembra giunto a un punto morto. L’ultimo atto, la riunione che si è tenuta mercoledì scorso al Mise, a Roma. Durante l’incontro al ministero i sindacati hanno ribadito la necessità di un tempestivo intervento da parte del governo a tutela dei lavoratori e del settore. Tra le priorità, «il rientro dei volumi delocalizzati all’estero» che consentirebbe di guadagnare tempo prezioso per gli interventi strutturali. L’azienda, dal canto suo, ha ricordato i temi già trattati sul tavolo territoriale, confermando la volontà di accedere al Fondo di integrazione salariale con le percentuali già dichiarate «ribadendo che ove non si verificassero interventi sul settore, dovrà procedere a significative riduzioni del personale già da settembre».
Una riunione che non ha convinto le organizzazioni sindacali: «Si è trattato di un incontro interlocutorio – hanno commentato Maurizio Rosso il segretario generare Slc Cgil Palermo e Massimiliano Fiduccia della segreteria -, mentre occorre un intervento politico nell’immediato che riformi il settore, e che non riguardi solo Almaviva Palermo ma tutto il comparto. Con le prospettive confermate dall’azienda non ci sono le condizioni per fare un accordo». A rendere meno incandescente il clima, non è bastato nemmeno l’annuncio del ministro del Lavoro di un tavolo di confronto sul settore, l’ennesimo, il 19 luglio prossimo. «C’è ampia disponibilità del governo a seguire la vicenda del sito di Palermo di Almaviva con la massima attenzione, con il coinvolgimento diretto del vicepremier e ministro Luigi Di Maio – riportava la nota diffusa in serata al termine del tavolo – La situazione della sede palermitana di Almaviva, dove si prospetta, a breve, la contrazione dei volumi di lavoro, mettendo a rischio la tenuta occupazionale, rientra nella più generale crisi del settore call center cui il nuovo Governo ha dedicato attenzione e impegno fin dal suo insediamento, nella consapevolezza che la congiuntura è grave e coinvolge, purtroppo, numerose migliaia di lavoratori».
Ma accanto alle grandi vertenze – con riferimento ai numeri in gioco – ce ne sono anche tante altre non meno importanti come quella dell’Ippodromo e del Giornale di Sicilia. Nel primo caso, sono circa 150 le famiglie tra ex dipendenti Ires e indotto che attendono risposte. Dopo la chiusura della struttura della Favorita – nell’autunno del 2017 dopo l’interdittiva antimafia emessa a carico della società che lo gestiva per infiltrazioni criminali nelle scommesse, che ha fatto scattare anche la revoca della convenzione da parte del ministero delle Politiche agricole – da mesi si attende il bando per la gestione, annunciato dal Comune, ma a tutt’oggi non ancora pubblicato. La seconda, invece, riguarda i 34 posti dei poligrafici tagliati dalla proprietà che come risposta hanno annunciato cinque giorni di sciopero. Insomma, c’è davvero poco tempo per correre ai ripari con il rischio che al termine della pausa estiva non si riesca a salvare questi posti di lavoro.
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