Reportage fotografico tra le mille facce e i mille colori della festa di giovedì scorso tra le strade di Catania e nell'ex macello di via Zurria della comunità senegalese in Sicilia. Dal 1995 celebra i propri antichi riti, in ricordo del legame con la propria terra, accogliendo chi è estraneo come fosse un fratello. Succede anche questo, nell'Italia del "dagli all'immigrato" e del reato di clandestinità
Un pezzo di Senegal a San Cristoforo
È il 1995 l’anno in cui l’etnia africana di origine senegalese trasferita in Sicilia, prendendo coscienza della propria rilevanza numerica sull’Isola, dà vita ad un calendario annuale nel quale vengono fissate le date per la celebrazione degli antichi culti.
Giovedì scorso Catania si è trasformata, ancora una volta, in un teatro dove ha sfilato un corteo di mille colori, ricco e affollato, che si è snodato per le vie della città fino a raccogliersi, nel pomeriggio, nell’ex macello di via Zurria, nel quartiere di San Cristoforo. Qui, tra risate e preghiere, vengono svolti i riti della religione musulmana, sotto la direzione del capo spirituale.
Chi scrive viene accolta con stupore, e nonostante l’iniziale diffidenza e timore, la collettività si presta a soggetto fotografico. Il contatto è ormai stabilito e la curiosità spinge, soprattutto gli anziani, ad interrogarmi su religione e figura divina. Si scherza e si festeggia insieme, fino al tramonto, accompagnati da canti etnici, manifestandomi gratitudine con benedizioni e regali.
Il Senegal è un grande popolo, con una meravigliosa cultura che non va dimenticata. E manifestazioni come queste sono il seme per mantenerla sempre in vita, anche nella comunità catanese.
Foto di Eleonora Tavella, Neda free reporters.