S'intitola Il bambino con gli occhi chiusi e lo ha scritto la 29enne catanese Erika Magistro che, dopo un periodo di lavoro all'Unione italiana ciechi di Catania ha deciso di mettere nero su bianco la sua esperienza. «Un bambino ha chiesto a un mio collega di descrivergli la realtà, è iniziato tutto da lì», racconta
Un libro sul servizio civile all’Unione ciechi L’autrice: «Così sono cambiata in meglio»
Da quando ha 16 anni scrive poesie, si è laureata in Lettere classiche all’università di Catania, specializzata in Archeologia e ha trascorso due mesi nella scuola archeologica italiana ad Atene prima di rendersi conto che la sua vera aspirazione era la scrittura. E oggi, a pochi giorni dalla presentazione de Il bambino con gli occhi chiusi (Algra Editore) la 29enne catanese Erika Magistro lo ribadisce con convinzione. Trenta pagine e tante illustrazioni che nascono dall’esperienza del servizio civile svolto, nel 2016, all’Unione italiana ciechi di Catania. Il lavoro sarà raccontato al pubblico sabato 17 dicembre alle 17.30 al teatro Machiavelli di Catania, in compagnia dell’attrice Marina Cosentino, della dottoressa Lucia Barbera del Comitato nazionale giovani dell’Unione ciechi, e di Alberto Conti, station manager di Radio Zammù.
«Mia cognata aveva fatto un’esperienza nello stesso ente e me ne aveva parlato bene – racconta la giovane scrittrice e presidentessa dell’associazione culturale Talìa – ecco perché ho scelto di fare la richiesta proprio lì, nonostante qualcuno sostenesse che sarebbe stato abbastanza forte». Come in effetti è stato, soprattutto quando in uno dei tanti pomeriggi trascorsi all’Unione «il mio collega Giuseppe si è avvicinato commosso per dirmi che un bimbo non vedente gli aveva chiesto di descrivergli la realtà». Una domanda che ha scosso non solo il giovane volontario ma anche Erika, che tornata a casa ha messo nero su bianco alcune sensazioni. Un incipit che si è trasformato in pochi mesi in un racconto breve – destinato ad essere tradotto anche in Braille – su cui la 29enne non avrebbe scommesso più di tanto.
«Banalmente posso dire che ho scritto di getto e guidata dal momento, per me stessa. Poi l’ho fatto leggere ad alcuni addetti ai lavori, editori e docenti che ho conosciuto all’Accademia di editoria di Villaggio Maori, tra cui Angelo Di Benedetto che ha curato il video di presentazione del progetto». Le illustrazioni, invece, sono di Delia Sambataro e hanno lo scopo di sensibilizzare la gente vedente, così come le passeggiate al buio e altre attività organizzate dall’associazione Talìa, che nel 2017 promette di dedicare ampio spazio all’argomento.
Il piccolo protagonista del racconto dai tratti ricorda un bambino biondo che Erika ha conosciuto durante la sua attività, ma racchiude un po’ tutte le persone con cui la ragazza è entrata in contatto. «Ogni volta che andavo a trovare qualcuno mi lasciava qualcosa e ho fatto tesoro di ogni singola esperienza in quest’ultimo anno». Da cui è nato il testo che ruota attorno alle due prospettive di vedenti e non vedenti, attraverso la contrapposizione tra il bambino che vuole scoprire il mondo intorno a sé e il volontario «distratto da una realtà illusoria e frenetica». «È stata un’esperienza incredibile e ne sono uscita cambiata, senz’altro in meglio. Sono più cauta nel dare giudizi e nel modo in cui mi rapporto agli altri – conclude Magistro – sono riuscita a smussare la mia rigidità mentale».