Un intervento di replica da Paolo Pavia

Non ho letto l’articolo de “La Sicilia” e perciò non posso commentarlo. Le mie dichiarazioni di ieri fatte alla stampa sono qui correttamente e fedelmente riportate.

Voglio però rispondere sulle dichiarazioni qui attribuite al Prof. Famoso per ricordare che sin dall’inizio del mio mandato ho posto il problema del laboratorio linguistico di Piazza Carmine.

In particolare, il 28 novembre 2008, quando i neoeletti rappresentanti degli studenti fummo convocati in riunione dal Preside per l’insediamento, la questione che posi per prima fu proprio quella del laboratorio multimediale e multilinguistico lasciato in balìa dei topi. Durante i mesi precedenti, infatti, avevo seguito quella vicenda nel tentativo di comprendere le ragioni per le quali non veniva attivato il laboratorio.

In particolare, avevo riscontrato da mesi il verbale del Senato accademico della seduta del 18 febbraio 2008 dalla lettura del quale si può risalire ad una seduta del Consiglio di Facoltà di pochi giorni prima, che impegnava la Facoltà alla costituzione di un consorzio chiamato “Cult-Lab”. Tale consorzio non è mai partito.

Tuttavia, con avviso n. 2117 del 29/02/2008, la Facoltà metteva a concorso un “rapporto di collaborazione esterna” a fronte di un compenso di euro 18.000,00 annue per un anno, rinnovabile per due anni, che fu aggiudicato alla Dott.ssa Annalisa Cappello, come si può rilevare consultando questa pagina del sito dell’Ateneo:

http://www.cca.unict.it:8080/pw_contratti/

Dal 3 giugno 2008 al 3 giugno 2009 la Dott.ssa Cappello avrebbe potuto prestare la propria opera solo all’esterno del laboratorio, dal momento che lo stesso è sempre rimasto indisponibile. Mi chiedo a quali mansioni fosse invece stata adibita, ma ovviamente le indagini in corso lo appureranno.

Ebbene, poste queste domande al Preside Famoso alla presenza di altri 7 colleghi rappresentanti, il preside mi rispose che non intendeva discutere di quell’argomento. Successivamente ho posto le stesse domande anche ad altri docenti della Facoltà, ma mai nessuno ha saputo darmi una risposta come se di quell’argomento non si dovesse parlare.

Dunque io le domande le ho fatte, ne ho scritto su “La Tribù”, ne ho scritto sul forum di Facoltà, su Facebook, ho pubblicato le fotografie e mai nessuno mi ha dato una qualche risposta. Cosa potevo fare? Stenderci sopra un velo di oblio?

Quanto ai soldi per gli stage all’estero, ho posto la questione in Consiglio di Area didattica dove ero presente come invitato (visto che i nostri rappresentanti istituzionali erano decaduti da ben 4 anni e il Preside ha sempre ignorato la mia richiesta di indire le elezioni dei nuovi rappresentanti, compresa l’ultima richiesta scritta presentata in febbraio 2010 in C.d.F. e neppure messa a verbale) e ci è sempre stato risposto che quei soldi non spettavano di diritto, ma erano una graziosa concessione del Consorzio Universitario. Finché alla fine di luglio del 2009 entrai in possesso della convenzione del 1999 che può essere scaricata da questo link:

http://www.4shared.com/document/tti2nMvF/convenzione_lingue.html

All’art 3 comma 3 della Convenzione suddetta viene stabilita la destinazione della somma indicata nell’articolo di Step1. Dunque, non una concessione ma UN DIRITTO DEGLI STUDENTI DI RAGUSA CON I SOLDI DI RAGUSA.

Ho chiesto lumi al Consorzio e alla Facoltà anche pubblicamente con interventi su “La Tribù”, forum e conferenza stampa a novembre 2009. Dalla facoltà mi si rispondeva che dovevo rivolgermi al Consorzio e dal Consorzio la risposta era contraria, dovevo rivolgermi alla facoltà. Ne parlai ancora pubblicamente a dicembre durante un incontro in rettorato, finché il 18 gennaio scrissi una raccomandata al Presidente Mauro per chieder conto di quei soldi. Mi fu risposto che i fondi erano stati messi a disposizione della Facoltà e che dovevo rivolgermi al Preside e così ho fatto durante una riunione a Ragusa nella prima decade di febbraio 2010, presenti oltre al preside, un docente e due studentesse. Anche in quell’occasione il preside rispose di non aver mai avuto a disposizione le somme e aggiunse che se io fossi riuscito a far sborsare 413.165,52 euro al Consorzio avrebbe fatto mettere “un busto di marmo in mio onore in mezzo al cortile della facoltà”. Oltre il danno, la beffa!

Non mi restava altro che rivolgermi alla magistratura, come avevo più volte pubblicamente annunciato e così ho presentato il mio esposto il 22 febbraio diretto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti.

Non mi pare di essere andato “a ruota libera”, ma mi sono mosso con tutta la prudenza del caso, raccogliendo e consultando documenti ufficiali. Penso di aver solo tutelato gli interessi degli studenti che mi hanno eletto, occupandomi delle loro questioni. O forse si pensa che un consigliere di facoltà debba essere solo un notaio che approva qualunque cosa senza disporre di alcuna iniziativa o prerogativa di controllo? Se così fosse avrei sbagliato tutto, ma se così non è ho fatto solo il mio dovere.

NOTA DELLA REDAZIONE

Paolo Pavia non se ne abbia a male: se la nostra cronaca ha riportato fedelmente il suo intervento di sabato (tutte le colpe alla Facoltà di Lingue, nessuna responsabilità del Consorzio), il dubbio che questa sua ricostruzione sia parziale non appare infondato.

E’ il caso di rilevare che, in passato, lo stesso Pavia individuava responsabilità a 360 gradi: Consorzio, Facoltà, Ateneo. Come nell’ultimo commento a un articolo di Step1 sul laboratorio.

Inoltre le dichiarazioni di Pavia sono state riportate sul quotidiano “La Sicilia” del 9/5/2010 con particolare rilievo e senza sentire la controparte, laddove il preside Famoso ha respinto tutte le “imputazioni”. Il caso dei fondi per borse di studio all’estero riguarderebbe la stessa amministrazione centrale dell’ateneo; mentre la questione del mancato funzionamento del laboratorio multimediale di Ragusa, più volte sollevata da Step1, chiama in causa gli amministratori del Consorzio universitario della Provincia di Ragusa non meno dell’Università di Catania.

Ma il punto è un altro: mentre Pavia ha avuto ampio spazio per esporre le sue accuse, ad altri rappresentanti studenteschi il Rettore ha negato il diritto di aprir bocca sulle sorti della Facoltà. È questo il problema centrale sollevato dal nostro articolo. Saremmo curiosi di sapere se Pavia può ulteriormente confermarci che i fatti si sono svolti in questo modo. E se si è fatto un’idea del perché.


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