Un gesto che può salvare molte vite

Il problema della scarsità di donazioni di sangue nel Paese è un tema che di questi tempi ha avuto maggiore risalto a causa della solita epidemia influenzale invernale che ha fortemente condizionato la raccolta. In realtà l’emergenza non è legata soltanto a questo particolare momento, ma è una questione ben più complessa.

Per indagare più a fondo sul problema ci siamo rivolti a Rosario Cunsolo, medico del centro trasfusionale di Catania. Nella saletta dell’unità raccolta sangue dell’ospedale Garibaldi, la prima cosa che si nota sono le pareti: quattro muri completamente tappezzati da disegni, lettere e messaggi lasciati in gran parte da ragazzini. Si notano le calligrafie incerte dei più piccoli e le immagini colorate dalle mani di quelli più esperti. Sono ringraziamenti, slogan, piccole testimonianze che fanno riflettere sulla grandiosità di un gesto quale la donazione di sangue.

La stanza non è così affollata come ci si aspetta. Solo tre persone compilano i moduli con i dati personali prima di effettuare il prelievo. Tre persone comuni che – come dice uno dei fogliettini appesi – sono forse degli eroi.
Il personale è gentilissimo e attraverso la porta si sentono le infermiere e i medici scherzare con un donatore.

Chi è idoneo alla donazione?
«Chi ha un’età compresa tra i 18 e i 60 anni con una deroga fino a 65 anni per coloro che hanno già donato. Il peso è un parametro importante: non inferiore ai 50 chili. La pressione arteriosa non deve essere superiore a 180 e inferiore a 110.  Altri requisiti importanti sono non aver fatto tatuaggi da meno di un anno e l’uso di farmaci, che comporta uno stop di 15 giorni se sono antibiotici. Questi sono i criteri generali come filtro fondamentale».

Vengono fatti dei controlli preliminari?
«Dopo la compilazione della cartella viene fatto un controllo delle transaminasi e in particolare dell’emoglobina. Se questi parametri rientrano nei limiti di legge si passa alla visita. Viene fatto un controllo della pressione e, se tutto è in ordine, si procede con la donazione».

La donazione vera e propria quanto dura?
«La durata oscilla dai cinque ai dieci minuti al massimo».

Non fa male alla salute?
«Non ci sono sicuramente problemi. Può capitare di avere qualche fastidio durante la donazione o nei minuti successivi. Possono esserci dei transitori abbassamenti di pressione e quindi fastidi come vertigini, sudorazione o sensazione di nausea che si risolvono nel giro di pochissimo».

Qual’è il gruppo sanguigno più richiesto?
«Inevitabilmente quello più frequente. Nelle nostre zone sono lo zero e l’A positivo che rappresentano ciascuno circa il 40 per cento della popolazione».

Quanto sangue servirebbe per sopperire alle varie emergenze?
«Il nostro servizio trasfusionale ha distribuito nel 2006 circa 19.000 unità di sangue ma il fabbisogno è superiore. Arriviamo con grande difficoltà a questo numero e spesso siamo costretti a richiedere ad altri servizi una compensazione. Purtroppo le donazioni nella nostra zona sono piuttosto modeste e non ce la facciamo a coprire solo con i nostri volontari».

A chi viene destinato il sangue da voi raccolto?
«In gran parte ai talassemici: loro assorbono circa i tre quarti del nostro sangue. E’ quindi la fetta più consistente e che ci impegna di più».

Il numero delle donazioni è in calo o c’è una crescita?
«Negli ultimi anni c’è stato a onor del vero un aumento. C’è una valida collaborazione da parte delle associazioni che s’impegnano tantissimo; questo ha portato a un progressivo aumento delle donazioni. Ma siamo purtroppo ancora molto lontani dall’autosufficienza. Riusciamo a coprire circa il 50 per cento delle nostre forze. Dovremmo arrivare a compensare l’altra metà ed è un obbiettivo decisamente impegnativo. Abbiamo un gruppo di donatori frequenti, ma non può bastare».

Cosa si dovrebbe fare per riuscire a raggiungere questa meta?
«Noi da tantissimo tempo lavoriamo sulle nuove leve, sui ragazzi. Andiamo nelle associazioni e nelle scuole, soprattutto nelle medie superiori; cerchiamo di sensibilizzare e devo dire con riscontri positivi. Il problema più importante nelle nostre zone è forse la paura. C’è molta ansia e la donazione viene vista come qualcosa di pericoloso per la propria salute.Una delle paure più frequenti è quella di prendere un’infezione, cosa che non è assolutamente possibile. Una corretta e continua informazione potrebbe servire».

Uscendo dall’ ambulatorio ci sono due dei donatori incrociati prima. Con grande semplicità Lorenzo, 24 anni, ammette di donare per la prima volta e di non essere per nulla spaventato.  «E’ come un prelievo in un normale laboratorio per le analisi» dice con un sorriso. Massimo, 33 anni, invece é un donatore abituale. «La donazione – afferma – è qualcosa che si prova dentro. E’ particolare per ognuno».  
Sono entrambi molto tranquilli e disinvolti. In fondo hanno pienamente ragione. Non è che un piccolo gesto. Qualche minuto rubato alla routine di ogni giorno. Un’azione che però riscalda il cuore di chi la compie e ridona la vita a chi la riceve.


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