Uffici postali: anche a Palermo sono ‘sbarcati’ i venditori di turni?

STAMATTINA ABBIAMO ASSISTITO A UNA MEZZA RESSA. A QUANTO PARE L’INGHIPPO STAREBBE NEI FOGLI, IN VERITA’ UN PO’ ABUSIVI, DOVE CI SI ISCRIVE PER PRENDERE IL TURNO. VERO? FALSO? VATTELAPPESCA…

In quale ufficio postale sono avvenuti i fatti importa poco. Il dato è che, anche a Palermo, sembra siano ‘sbarcati’ i venditori dei turni. L’origine di questo nuovo ‘commercio’ dovrebbe essere napoletana: perché è nella Napoli di Giuseppe Marotta, scrittore raffinato e di eleganza smisurata – autore, per l’appunto de “L’oro di Napoli” – che maturano certe ‘filosofie’ della vita. Vediamo di che si tratta.
Come tutti noi sappiamo, ormai, negli uffici postali – soprattutto nei giorni di riscossione delle pensioni – esiste un ‘turno’ che consiste in un foglio di carta, che con il passare del tempo è diventato sempre più grande, che viene appeso sui vetri delle porte di entrata o sui muri esterni degli uffici postali. In questo foglio, dal tardo pomeriggio della sera prima, vengono iscritte le persone che, l’indomani mattina, si debbono recare negli uffici postali.
E’ un ‘turno’ un po’ strano, ‘artigianale’, forse anche un po’ mediato da personaggi che si incaricano di ‘farlo rispettare’. E il turno – magari voi non ci crederete – viene rispettato. A quanto pare, però, ci potrebbe essere un però…
Non è da escludere che, tra i nomi iscritti nel turno, ci possano essere anche nomi di gente che non deve riscuotere la pensione o, addirittura, nomi di fantasia: soprattutto tra i primi e tra quelli che stanno nel bel mezzo della lista ci potrebbero essere nomi ‘strani’.
Va da sé che, già alle sette e mezza di mattina, nei giorni dei pagamenti delle pensioni, la gente – soprattutto nei quartieri popolari – fa un po’ di ‘ressa’. Tutti, a quell’ora, sono iscritti.
Può succedere, però, che verso le nove e mezza-dieci di mattina, una signora ben vestita scenda da un’automobile e, automaticamente, si ritrovi con appena due persone, forse una sola persona davanti a lei, mentre sessanta-settante persone sono a turno e, forse, se andrà bene, prenderanno la pensione l’indomani.
La signora era a turno, qualcuno le ha telefonato ed è comparsa ‘miracolosamente’ al momento giusto? Può darsi. Ma può darsi anche – come lamentava stamattina, non senza urli un’altra signora – che qualcuno le abbia ‘venduto’ il turno. Magari qualcuno che si era iscritto e che aveva deciso di andare via (tesi un po’ ardita). O qualcuno che fa questo non casualmente: cioè vende il turno (tesi non campata in aria).
Negli uffici postali di Palermo si ‘vendono’ i turni? Tutto è possibile. Un signore ci dice – ma noi non ci crediamo – che i nomi pronti per essere ‘venduti’ sono nelle parti medio-alte della lista, pronti per l’uso. La mattina e anche nel pomeriggio. Il costo? C’è chi dice 5 euro, chi dieci euro, a seconda dei momenti e della confusione.  
Noi non ci crediamo. Ma non possiamo non credere ai turni appesi sui vetri delle porte di entrata e sui muri esterni degli uffici postali: perché ci sono per davvero.
Domanda: gli uffici postali non potrebbero studiare qualcosa per evitare di far rimanere la gente – soprattutto gli anziani pensionati – per giornate intere a turno? Invece di lasciare a ‘terzi’ la gestione dei turni (un po’ abusivi) non si potrebbe studiare la prenotazione via internet o via telefono?
A nostro avviso gli utenti sarebbero disposti a pagare anche un euro pur di non restare in fila per ore ed ore!


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