Ucraina, aereo malese abbattuto dai miliziani filorussi?

di Gabriele Bonafede

Inizia a circolare sul web una conversazione tra i terroristi filorussi che si rendono conto, con disappunto, di avere abbattuto un aereo civile anziché uno militare.  È completa di traduzione in inglese e non lascia dubbi anche per chi non capisce il russo. Si evince anche che tra i ribelli ci sarebbero mercenari kazaki e che sarebbero proprio questi ad aver abbattuto l’aereo.

Tuttavia, il canale youtube potrebbe essere un canale pro-rivolta di Maidan (pro-Kiev) e il documento-audio va dunque verificato.

Inoltre, pare sia stato trovato il lanciamissili che ha abbattuto l’aereo della Malesyan airlines (nella foto) provocando circa 300 morti, tra cui decine di bambini e, forse, alcuni cittadini americani. Si tratta di una piattaforma mobile lancia-missili terra-aria del tipo Buk, di fabbricazione sovietica, e di stanza a Donetsk, nella zona controllata dai terroristi e mercenari filo-russi, a pochi chilometri dal luogo in cui l’aereo è stato abbattuto.

Il sistema di lancio sarebbe stato ottenuto dai ribelli filorussi della zona di Donetsk a seguito del saccheggio di una base aerea ucraina. Sembra dunque confermata la tesi di Kiev:  che sia stato un errore dei terroristi filorussi, che avrebbero cercato di abbattere un aereo da trasporto militare in quel momento nella stessa zona in cui l’aereo passava l’aereo civile.

Varie agenzie riportano che le unità di mercenari e terroristi filorussi, apparentemente comandati da gangster di stampo mafioso, impediscono l’accesso di soccorritori e giornalisti nella zona. Varie fonti confermano che i ribelli hanno trovato una delle due scatole nere dell’aereo e abbiano l’intenzione di consegnarle alle autorità russe anziché a quelle ucraine.

Una consegna della scatola nera al governo russo metterebbe in imbarazzo Putin che ha più volte sostenuto, anche se nessuno gli crede,  di non aiutare militarmente le bande filorusse. Per la Russia, accettare la scatola nera sarebbe un’esplicita ammissione di coinvolgimento diretto, politico e militare, nelle azioni di guerra delle bande di ribelli effettuate, adesso, anche contro obiettivi civili.


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