La sparatoria avvenne in pieno giorno, in mezzo a decine di persone intente a fare la spesa. I due venditori ambulanti vennero raggiunti dai proiettili mentre vendevano meloni accanto alle proprie bancarelle
Uccisero un ambulante nel mercato Cinque arresti a Palermo
Cinque persone sono state arrestate questa mattina a Palermo da polizia e carabinieri con l’accusa di essere coinvolte nella sparatoria avvenuta lo scorso 1 ottobre all’interno del mercatino rionale del Cep, che costò la vita a Maurizio Quartararo, un venditore ambulante. Le manette sono scattate per i fratelli Marra, accusati dell’omicidio e del tentato omicidio del fratello.
La sparatoria avvenne in pieno giorno, in mezzo a decine di persone intente a fare la spesa. I due venditori ambulanti vennero raggiunti dai proiettili mentre vendevano meloni accanto alle proprie bancarelle. Nel conflitto a fuoco fu colpita accidentalmente anche una donna, che fortunatamente non riportò ferite gravi. Secondo gli inquirenti, all’origine della sparatoria c’erano vecchie liti.
Le dinamiche dell’omicidio
Ci sarebbe una faida ventennale tra due famiglie – quella dei Marra e quella dei Quartararo -, legate tra loro anche da vincoli di parentela, dietro la sparatoria che, l’1 ottobre del 2014, costò la vita a Maurizio Quartararo. Il fratello Umberto venne ferito e una passante, Maria Maniscalco fu colpita di striscio ad un piede. Il tutto, come hanno scoperto polizia e carabinieri che oggi hanno arrestato cinque fratelli Marra, avvenne in pieno giorno nel mercato rionale del Cep. I Marra e i Quartararo litigavano dal ’99 e più volte si sono affrontati violentemente. L’ultima, l’1 ottobre, quando, dopo una lite tra due donne delle due diverse famiglie, i Marra dopo avere minacciato di morte gli storici nemici, sono passati all’azione. Due, Salvatore e Marcello, si sono diretti dai fratelli Quartararo venditori ambulanti di frutta al mercato, e hanno sparato. Maurizio Quartararo è morto dopo 20 giorni, il fratello, colpito al torace, rimase ferito. Altri due fratelli Enrico e Alfredo erano sul luogo dell’aggressione mentre il quinto, Lorenzo, avrebbe partecipato alla progettazione della vendetta. A portare gli investigatori sulle tracce degli assassini è stata la testimonianza di un poliziotto che ha notato una persona allontanarsi in tutta fretta dal luogo della sparatoria. Nessun contributo, invece, è venuto dalle vittime e dai testimoni. Le indagini della Scientifica e la prova dello Stab, nonché le intercettazioni hanno consentito agli inquirenti di arrivare ai colpevoli. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura di Palermo.