Il 37enne Alberto Adriano Italia sarà giudicato con il rito abbreviato. Durante l'ultima udienza è stata accolta la richiesta del suo legale di un'altra consulenza psichiatrica. Quelle della difesa e del pm erano giunte a risultati contrapposti
Uccise il padre e lo nascose nel mobile, nuova perizia Consulente del giudice dirà se era capace di intendere
Sarà giudicato con il rito abbreviato e sarà sottoposto a una nuova perizia psichiatrica Alberto Adriano Italia. Il 37enne è accusato di avere ucciso il padre Gaetano (di 80 anni) e di avere provato a disfarsi del corpo nascondendolo in un mobiletto di legno, poi abbandonato accanto ai cassonetti di fronte alla palazzina al civico 15 di via Sardegna, una parallela di corso Indipendenza, nella zona di San Leone a Catania. Durante il trasporto dall’abitazione del primo piano del corpo senza vita dell’anziano, avvolto in una coperta, il mobile chiuso con dei chiodi ai lati si sarebbe rotto lasciando intravedere il cadavere.
Durante l’udienza di qualche giorno fa, il giudice ha accolto la proposta di una nuova perizia psichiatrica fatta dall’avvocato Giuseppe Marletta, il legale del 37enne. Il perito verrà nominato durante la prossima udienza, fissata per il 17 gennaio. «Il giudice ha deciso di affidare un nuovo esame a un consulente tecnico d’ufficio – spiega a MeridioNews il legale – così da stabilire se il mio assistito, al momento dei fatti, fosse capace di intendere e di volere oppure no». Entrambi i periti di parte hanno già depositato le loro consulenze. Tra quella della difesa e quella del pubblico ministero, le conclusioni sono state differenti, contrapposte. «Per questo, il giudice ha ritenuto necessaria quest’altra prova».
Il consulente del pm aveva concluso per l’indagato una piena capacità di intendere e di volere che sarebbe stata intatta anche nel momento in cui è avvenuto il delitto. Dalla perizia era emerso, infatti, che Italia avrebbe un «disturbo antisociale della personalità» che, però, non ha rilevanza penale. Già durante l’interrogatorio di garanzia, lo stesso indagato aveva dichiarato di soffrire di disturbi mentali e di essersi rivolto, in passato, al centro di sanità mentale di Catania. Chi lo conosce, nel quartiere, ne parla come di un uomo dalla «personalità violenta». Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, in questi mesi Italia non ha mai raccontato nulla di quanto accaduto e, davanti al gip, ha dichiarato di non ricordare nulla di quanto accaduto.
Ad accusarlo ci sarebbero state anche le dichiarazioni del fratello maggiore Carmelo Angelo. Testimone oculare dell’aggressione, adesso è parte civile nel processo. Nell’immediatezza dei fatti, alcuni abitanti delle palazzine di via Sardegna avevano testimoniato di avere visto entrambi i fratelli trasportare un mobiletto di legno giù dall’abitazione del primo piano. È stato lui, inoltre, a dichiarare di non essere intervenuto a difesa del padre perché impaurito dall’aggressività del fratello «non solo per sé ma soprattutto l’anziana madre (adesso deceduta, ndr) che, durante la lite – ha ricostruito a questa testata l’avvocato Daniele Cugno che lo assiste – ha portato in un’altra stanza dalla quale è uscito solo quando ha sentito che la discussione si era interrotta. Di certo non poteva immaginare l’epilogo».