Thingstodo è opera di un gruppo di giovani e punta a un mercato turistico che non sia fatto solo di camere d'albergo ma anche di cose da fare. Partiti all'ombra dell'Etna, i ragazzi stanno pensando di ampliare i propri progetti per il futuro. Guardando a Usa, Canada e Australia, ma anche ad Asia e Sud America
Turismo, la start-up etnea che guarda al mondo «Rimanere a Catania, aperti al mercato globale»
«Proponiamo esperienze uniche e ricercate». Basta fare un giro sul negozio online made in Catania Thingstodo e una chiacchierata con uno dei vertici dell’azienda, Andrea Anfuso, per comprendere appieno il significato di questa affermazione. Sulla piattaforma, online dallo scorso marzo, non si trovano appartamenti o stanze d’albergo, ma pacchetti completi di attività. «Tutto è iniziato alla fine del 2015 – racconta Anfuso, 28 anni e un’esperienza nel commercio alle spalle, settore abbigliamento -. Per un paio di anni ho affiancato mia madre nella gestione del nostro B&B e mi sono reso conto di quanti fossero i clienti interessati a conoscere e usufruire dei servizi turistici dell’Isola».
Per svecchiare l’abitudine di stampare e distribuire centinaia di volantini che invitano a partecipare all’escursione sull’Etna o al giro in barca alle isole Eolie, Anfuso ha pensato di creare un gestionale dove inserire tutte le attività organizzate in Sicilia, dal mare alla montagna, dalla ristorazione all’avventura, dalle attività individuali e per gruppi a quelle per disabili e per bambini, in modo da semplificare il lavoro di tante strutture ricettive. «Ho reclutato un team omogeneo di cinque siciliani, oggi dieci tra ingegneri, comunicatori, designer e commerciali, e fondato la start up Thingstodo». Che ha riscosso successo e interesse, oltrepassando i confini dell’Isola e sbarcando in Europa prima, dove sono cresciuti di pari passo il numero di prodotti in piattaforma e quello delle prenotazioni, e in tutto il mondo poi. Da un paio di mesi alla lista già lunga di Paesi coinvolti e mappati si sono aggiunti anche Stati Uniti, Canada e Australia. Ma i progetti riguardano anche l’Asia, il Sud America e l’Africa del Nord.
«Nella fase iniziale abbiamo ricevuto supporto dall’agenzia catanese Paradigma, che ci ha aiutato nello sviluppo della piattaforma, così come è nata una collaborazione con la start up catanese Visualazer, con la quale abbiamo progettato e messo in atto una campagna video per raccontare le esperienze che proponiamo. A giugno abbiamo suscitato l’interesse del programma Back to work del Sole 24 ore, che da settembre ci seguirà in un percorso che potrebbe portare a un investimento importante». «Le nostre offerte piacciono perché non si tratta di classici salta fila o sconti – chiarisce il Ceo – ma di esperienze personalizzabili».
Presentate attraverso video che danno l’idea di come sarà la vacanza. Come Sicily two minutes, che due mesi fa ha aperto ufficialmente la stagione estiva e la campagna video sulle attività turistiche dell’Isola che hanno riscosso maggiore successo. «Siamo andati a filmare per quattro mesi in modo da poter raccontare al meglio quello che succede durante le esperienze pensate con i partner – racconta Andrea Carollo, 27 anni, che si occupa della comunicazione all’interno dell’azienda -. Il video ha ottenuto 150mila visualizzazioni in meno di una settimana, diventando subito virale su tutti i social». «Paradossalmente in Sicilia abbiamo tantissime attività spettacolari che non vengono messe in risalto. E non lo diciamo perché è casa nostra – assicurano i due ragazzi – Ma perché ci rendiamo conto di come spesso i turisti vengono lasciati allo sbaraglio, mentre uno dei nostri obiettivi è proprio renderli indipendenti».
Nonostante la start up abbia già ricevuto alcune offerte per l’acquisto delle quote, l’intenzione è quella di farcela da soli. «Ci abbiamo messo tanto in termini di investimento economico e forza lavoro – sottolinea Anfuso – Tutti ci hanno detto che partire dalla Sicilia significava non avere futuro, ma abbiamo perseverato e con impegno sconfitto il pregiudizio, facendoci strada nonostante non siamo partiti da Milano, Londra o Berlino». La tentazione di andare alla ricerca di un acceleratore d’impresa nazionale c’era, ma il team ha scelto comunque di rimanere in Sicilia. «Siamo convinti che, se ci mettiamo davvero sotto, il centro operativo dell’azienda può restare qui, pur diventando, ci auguriamo, una piattaforma globale il cui cuore batte al centro del Mediterraneo».