Antonino Arena (classe 1971), ritenuto appartenente al clan dei Cursoti e braccio destro del boss, secondo gli investigatori sarebbe il gestore di una vera e propria associazione a delinquere con l'obiettivo di ottenere rimborsi per incidenti stradali mai avvenuti. In un caso sarebbero stati liquidati addirittura 100mila euro
Truffe ad assicurazioni, indagato Nino ‘u puppittaru «Insospettabili professionisti» nell’organizzazione
Falsi incidenti stradali, inscenati grazie alla complicità di un ortopedico, un medico legale, due infermieri professionali, un assistente socio-sanitario, un fisioterapista, un consulente assicurativo e due avvocati. Assieme ad alcuni pregiudicati e a gente comune. Il tutto sotto la presunta gestione di Antonino Arena, meglio noto come Nino ‘u puppittaru (o ‘u fungiutu) per via del ristorante di carne di cavallo Torre del vescovo, che per gli inquirenti – che l’hanno sequestrato nel 2013 – era a lui riconducibile. Arena, classe 1971, è stato arrestato a maggio 2012 nel corso dell’operazione Nuovo corso assieme ad altre 19 persone ritenute appartenenti al clan dei Cursoti. Secondo gli inquirenti, è uno stretto collaboratore di Giuseppe Garozzo, detto Pippo ‘u maritatu, a capo della cosca.
La procura di Catania adesso deposita una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 77 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alle frodi assicurative, falsa testimonianza, accesso abusivo a un sistema informatico e reati in materia di falso. Le indagini sono uno stralcio dell’operazione Nuovo corso e avrebbero fatto emergere il ruolo di organizzatore di Arena. Secondo i magistrati, le truffe cominciavano in pronto soccorso: le sedicenti vittime si sarebbero presentate dai medici sostenendo di avere subito traumi a seguito di incidenti stradali mai avvenuti e invece riconducibili ad altre cause.
Un altro metodo, più complesso, avrebbe comportato la manomissione del sistema informatico per il rilascio di certificati di pronto soccorso non veritieri, su cui sarebbero apparsi danni fisici inesistenti. A questo punto, alla documentazione ospedaliera ne sarebbe stata aggiunta altra, falsa anche quella: visite specialistiche che confermavano i traumi e testimonianze inventate. Lo schema sarebbe stato sempre uguale: un ferito (che poteva anche essere il proprietario del veicolo danneggiato), il responsabile dell’incidente (assicurato) e un testimone. In alcuni casi gli indagati avrebbero avuto ruoli diversi in diversi incidenti.
Nell’inchiesta della magistratura si parlerebbe anche di casi limite: persone che risultavano avere un gesso a una gamba rotta che guidavano «tranquillamente» un motorino in centro. Oppure circostanze in cui un incidente autonomo – causato dall’improvviso attraversamento della strada da parte di un cane – spacciato per uno scontro con un’automobile: il conducente di un ciclomotore avrebbe detto di essere stato investito da una vettura e, per questo, avrebbe riportato fratture multiple. In questa circostanza, «il referto redatto correttamente da personale dell’autoambulanza intervenuto era stato falsificato – scrivono gli inquirenti – E, nella parte relativa alle cause dell’incidente e alle parti coinvolte, la trascrizione moto-cane era stata sostituita con quella moto-auto».
L’inchiesta, che va avanti da tempo, ha portato all’acquisizione di numerose cartelle cliniche e fascicoli di incidenti stradali, sia dagli ospedali sia dalle compagnie assicurative che hanno presentato denuncia per truffa. In un caso, la somma pagata ammontava a centomila euro. Antonino Arena, scrive la procura, sarebbe stato il capo dell’intera organizzazione. Composta da persone «a lui legate dal vincolo di appartenenza allo stesso ambiente malavitoso». A collaborare in modo stabile sarebbero stati «insospettabili professionisti». L’obiettivo principale era raccogliere più documenti possibili, nel caso in cui fosse necessario arrivare a un processo in sede civile o fosse necessario superare i controlli delle stesse compagnie assicurative.