Sgominata una vera e propria squadra del falso che operava in città e nell'hinterland. Secondo gli inquirenti i fermati avevano intrapreso «una fiorente attività criminale», grazie anche all'ausilio di prestanome
Ricettavano assegni ed emettevano titoli ballerini Arrestate sette persone dai carabinieri di Monreale
Per tutti l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di assegni, alla truffa ed al falso: con queste motivazioni i carabinieri del Nucleo Investigativo di Monreale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip di Palermo, che ha accolto le richieste dei pm Renza Cescon e Daniele Sansone, nei confronti di sette persone.
Nel corso delle indagini, rendono noto i militari, «sono stati acquisiti importanti elementi che permettevano di delineare i contorni di un’associazione per delinquere, ben strutturata e funzionale alla realizzazione di svariate attività illecite, operante nella città di Palermo e nel suo hinterland che già da tempo aveva intrapreso una fiorente attività criminale, riconducibile alla ricettazione di numerosi assegni di provenienza illecita – spiegano gli inquirenti – nonché la realizzazione di truffe mediante titoli comunemente definiti ballerini, cioè senza copertura». Ciò avveniva mediante l’apertura da parte di soggetti prestanome, incensurati, di conti correnti privi dei necessari fondi a copertura delle emissioni.
I leader della banda sarebbero stati Giuseppe D’Accardi, 57enne rappresentante di prodotti per bar, e il 64enne Giuseppe Meli, attorno ai quali operavano le altre persone che singolarmente ricoprivano ruoli specifici all’interno dell’organizzazione. La carta vincente del raggiro era quello di immettere assegni per importi anche modesti che non destassero troppo sospetto e soprattutto che potessero essere sostituiti da altri assegni ballerini senza difficoltà. Gli importi andavano da un minimo di 200 euro a un massimo di 4.000 euro circa. Diversamente, gli assegni cosiddetti chiusi, una volta negoziati a fronte di vari pagamenti, dopo essere stati posti all’incasso dalle ignare vittime, venivano bloccati poiché provento di smarrimento o furto e quindi oggetto di indagini.