Uno spazio per il benessere dei pazienti, dove curare la propria immagine, leggere un libro, ascoltare un po’ di musica e condividere esperienze di vita. È stata inaugurata pochi giorni fa la stanza del sorriso, all’interno del dipartimento oncologico La Maddalena di Palermo. Un nuovo servizio di supporto gestito da Serena a Palermo, associazione nata nel 2005, secondo gli obiettivi previsti dal movimento Europa Donna Italia, e rivolta alle donne affette da tumore al seno e alle famiglie. Dal lunedì al giovedì, dalle 9 alle 13, i volontari dell’associazione saranno presenti insieme a professionisti dell’immagine, estetisti e parrucchieri, per aiutare i pazienti, sia donne che uomini, a curare il proprio aspetto, in attesa della seduta di chemioterapia.
Nell’ambito del progetto, si è costituita anche la banca solidale della parrucca, grazie alla disponibilità di aziende e donne che hanno contribuito con donazioni. Le parrucche raccolte, vengono date gratuitamente alle pazienti, che poi si impegneranno a restituirle quando non serviranno più, al termine della terapia. Le parrucche usate saranno poi sterilizzate dall’azienda che le ha fornite, per poter essere riutilizzate da altre pazienti. È previsto anche un supporto al trucco da parte di estetisti specializzati, che cureranno l’immagine dei pazienti, personalizzando il make up in relazione alle loro esigenze. Tra gli altri servizi offerti dalla stanza del sorriso, corredata con due divani, una piccola libreria e angolo dedicato al trucco con specchio e lavabo, ci sono anche book therapy e scrittura creativa, oltre alla possibilità di dialogare e confrontarsi con i soci presenti in sede.
Così, i pazienti che devono sottoporsi alla seduta di chemioterapia, invece di fermarsi nella sala d’attesa, possono aspettare il loro turno nella stanza che è stata allestita al pianterreno dell’ospedale, davanti all’aula magna. «Il nostro obiettivo è far tornare i pazienti davanti allo specchio – spiega il presidente dell’associazione ‘Serena a Palermo’, Carmela Amato, chirurgo senologo – . Purtroppo, soprattutto dopo aver appreso della malattia, non ci si guarda più. Ma questo è un lato importante da coltivare perché si tratta di quella gratificazione di séche, invece, può aiutare ad affrontare meglio la cura, con tangibili risultati di miglioramento terapeutico. Chi riceve una diagnosi così critica, subisce uno shock. Nell’intervallo di tempo tra il prelievo e l’inizio della terapia – conclude Amato – noi consigliamo di attendere nella nostra stanza, in cui i pazienti possono chiacchierare con noi, prendere un libro, ascoltare della musica e curare la propria immagine, così da rendere più leggero il loro stato emotivo in questi momenti difficili».
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