La squadra mobile etnea, con indagini coordinate dalla Dda, ha scoperto il caso di Alyce, ingannata e lasciata partire da Benin City con la promessa di una vita migliore, poi giunta a Catania dalla Libia su un barcone nello scorso aprile. Tra le accuse anche il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Guarda le foto
Trolley man, in due arrestati per tratta di donne Ragazza costretta a prostituirsi dopo rito voodoo
Invitata con l’inganno a lasciare la propria terra d’origine, la Nigeria, con la promessa di una vita migliore. Sottoposta a un rito voodoo per legarla a una donna che l’avrebbe attesa in Italia, per sfruttarla. Caricata su un barcone per la raggiungere Catania dalla Libia. Infine, una volta in Sicilia, indotta a prostituirsi all’interno del Cara di Mineo. La storia di Alyce (nome di fantasia) non è purtroppo diversa da quella di molte donne vittime di tratta. Il suo caso è stato scoperto dalla sezione criminalità straniera della squadra mobile che, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla direzione distrettuale antimafia, ha tratto in arresto a Imola Doris Osaheruwumen, 28 anni, e a Caltagirone Godwin Osariemen, 21 anni, entrambi nigeriani. Sono accusati, per l’appunto, di tratta di persone aggravata dalla transnazionalità, di avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità degli individui trasportati su imbarcazioni insicure, inoltre di aver agito per reclutare persone da destinare alla prostituzione. La donna è inoltre sospettata del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La figura della 28enne, soprannominata Anita, viene ritenuta centrale dagli inquirenti. Intercettata nel corso di numerose di numerose conversazioni telefoniche, definiva Alyce – giunta al porto di Catania il 7 aprile a bordo della nave Aquarius della ong Sos Mediterranee – «la sua ragazza», lasciando trapelare fastidio per il fatto che la stessa, nonostante fosse arrivata cinque giorni prima del previsto, non avesse ancora lasciato la struttura in cui era stata ospitata dalle autorità italiane. Così era stato spedito sul posto un uomo che aveva accompagnato la ragazza al Cara di Mineo, e lì era stata presa in carico da Osariemen, che aveva subito provveduto a farla entrare in un giro di prostituzione all’interno del centro. La polizia sospetta che l’uomo avesse fin dal principio una funzione di trolley man – espressione che dà il nome all’intera operazione – ovvero di accompagnatore della ragazza sfruttata dalla Nigeria a Imola, dove avrebbe incontrato Anita. Le indagini hanno accertato che l’uomo si trovava in Libia con la vittima poco prima che questa prendesse il mare.
Anita e Osariemen non perdevano occasione per vessarla. In un caso – documentato nel fascicolo di indagine – i due l’avevano terrorizzata in conference call, elencandole le possibili conseguenze nel caso in cui avesse violato i loro ordini. Alyce, che nel corso del rito voodoo praticatole in Nigeria si era impegnata a versare ad Anita la somma di 40mila euro, è stata rintracciata dalla polizia a casa della sua sfruttatrice, a Imola, ed è stata accompagnata in una comunità protetta per donne vittime di tratta. Doris Osaheruwumen si trova rinchiusa a Bologna, mentre Godwin Osariemen è alla casa circondariale di Caltagirone. Nell’uno e nell’altro caso è stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere.