«Dopo averli sottratti alla criminalità, vogliamo valorizzare i terreni». Spiega con queste parole, il sindaco di Troina Fabio Venezia, il progetto denominato Bosco etico, presentato ieri nel centro dell’Ennese. Il primo cittadino, da tempo in prima fila nel contrasto alla mafia dei Nebrodi, è convinto che i tempi siano maturi per rilanciare l’area e ridare speranza a chi opera nella legalità. «Gli imprenditori agricoli onesti percepiscono più sicurezza – commenta Venezia a MeridioNews – e per questo iniziano a chiedere notizie su come potersi occupare dei boschi. Il progetto è ideato da Alice Grassi, la figlia di Libero Grassi, e punta a rilanciare una zona che fino a poco tempo fa era sotto scacco della criminalità».
A contribuire alla realizzazione del progetto, oltre al Comune, sono anche l’Azienda speciale silvo pastorale, il Parco dei Nebrodi, la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura, con il contributo dell’assessorato regionale all’Agricoltura e dell’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura. Proprio quest’ultima sarebbe stata al centro delle attenzioni dei clan che, prima dell’approvazione del protocollo Antoci, avrebbero ottenuto importanti finanziamenti pubblici attraverso società riconducibili a prestanome. Il tutto con la consapevolezza di non essere tenuti a presentare documentazioni antimafia.
«Tra un mese metteremo a bando i primi 500 ettari di boschi – prosegue Venezia -. Sarà il primo passo per rilanciare non solo il territorio di Troina, ma l’intero hinterland». In programma ci sono però anche una serie di iniziative formative nei confronti dei più giovani. «Quest’area può dare molto anche in termini occupazionali – continua -. Per questo stiamo organizzando tre corsi rivolti ai ragazzi. I primi temi a essere trattati saranno la trasformazione del legno, la lavorazione dei salumi e la formazione per diventare guide naturalistiche».
Nel complesso, il progetto prevede interventi in un’area di oltre quattromila ettari e riguarderà la pulitura e realizzazione della viabilità per accedere ai boschi, le coltivazioni autoctone – come lo zafferano, i porcini, il tartufo bianco e le erbe officinali -, gli allevamenti, la ristrutturazione degli immobili che saranno destinati ad attività di agriturismo e rifugi. In programma anche l’utilizzo dell’acqua della diga Ancipa per eventi ludici e sportivi.
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