Il presidente della commissione Attività produttive è uno dei deputati dem ad aver votato contro il referendum anti Sblocca Italia. A MeridioNews spiega: «Impatto bassissimo, dato che per i prossimi 45 anni avremo bisogno di idrocarburi, tanto vale estrarli da noi». E al M5s: «Abbiamo un compito diverso da loro: risolvere i problemi»
Trivelle, Marziano: «Ecco perché il Pd è favorevole» «In 29 anni non una goccia di petrolio sversata»
«Ho portato una delegazione politica sulla piattaforma Vega B, dove in 29 anni non è stata sversata nemmeno una goccia di petrolio; ho anche fatto notare quanto sia ricca in quelle zone la fauna marina: le cernie sono dieci volte più grandi». Dopo il voto di mercoledì all’Ars, sono molti i malumori nell’isola, ma Bruno Marziano, influente deputato del Pd e presidente della commissione Atvità produttive, difende il suo no alla proposta referendaria anti-Sblocca Italia, approvata, invece, in altre cinque regioni: Puglia, Basilicata, Sardegna, Marche e Molise. In questo modo, se da una parte l’obiettivo di andare al suffragio popolare è stato raggiunto, per altro verso in Sicilia emerge una maggioranza che non vuole contrariare il primo ministro Matteo Renzi, in un momento delicato nei rapporti tra Palermo e Roma per via delle diverse impugnative sul tavolo.
I quesiti entrano nel merito soprattutto dell’articolo 38 del decreto Sblocca Italia, nella misura in cui si toglie alle Regioni il potere di intervenire nei procedimenti autorizzativi, con l’introduzione, appunto, dell’autorizzazione unica del governo di Roma. «Il nocciolo del referendum – spiega Marziano – è permettere di andare in controtendenza rispetto a quanto stabilisce il decreto e consentire comportamenti differenti tra le Regioni di uno stesso Paese». Dunque, più che sulle trivellazioni tout court, si cerca di limitare l’accentramento di poteri autorizzativi che l’atto legislativo comporta. «Abbiamo votato secondo le indicazioni del partito – continua Marziano – e su quanto dichiarato dal pentastellato Trizzino, che ci accusa di dare a Renzi la possibilità di fare dell’Isola ciò che vuole, penso che sia una legittima presa di posizione politica di chi si trova all’opposizione. È normale che per portare sempre più elettori verso il M5S e toglierli al Pd si facciano simili dichiarazioni a effetto».
Il referendum si farà, anche se esiste già un preciso protocollo con le varie compagnie e Assomineraria, che stabilisce luoghi e modalità delle perforazioni. Secondo l’onorevole Marziano, «non c’è quindi l’esigenza di fare il referendum. Io ho una mia idea e penso che avrei votato in questo modo anche se la linea di partito fosse stata differente». E l’impatto ambientale? «Bassissimo. Ad essere differente rispetto, per dire, alle estrazioni in Messico è proprio il metodo: qui il petrolio si ricaverebbe dalla roccia attraverso un meccanismo di traspirazione. Dato che per i prossimi 45 anni avremo comunque bisogno di idrocarburi, tanto vale estrarli da noi senza bisogno di comprarli all’estero. Nel frattempo, però, possiamo prendere esempio dalla Germania, che ha predisposto un piano energetico che tende all’indipendenza dal consumo di petrolio. La linea di tendenza deve essere di farne a meno, ma adesso non neghiamoci questa possibilità».
A quanto pare, tra Sciacca e Licata, c’è un vulcano sottomarino. «Io sono per il massimo rigore in relazione al rischio di disastri ambientali; tuttavia sono un politico, non un tecnico: non credo che gli esperti dell’Edison dicano bugie, in ogni caso se c’è anche una sola alea di pericolo per l’ambiente, le trivellazioni non vanno autorizzate». In passato Renzi aveva definito «comitatini» quelli del fronte del no. «Sbaglia se li sottovaluta – precisa Marziano – bisogna essere attenti alle preoccupazioni del popolo, ma bisogna anche informarlo bene. Ad esempio, lo specchio d’acqua a disposizione dei pescatori si ridurrà in maniera esigua: solo due chilometri quadrati, mentre l’effetto positivo sarà creare una sorta di area marina protetta dove la fauna ittica può riprodursi in maniera intensiva».
Il voto dell’Ars sul referendum anti Sblocca Italia ha cementato l’asse Pd-Megafono, fedeli alla linea di Renzi. «Io non sono renziano, sono riformista. Ma soprattutto sono per la stabilità di governo: in quello attuale si tenta di migliorare il rapporto tra l’esecutivo regionale e la maggioranza, con l’obiettivo di arrivare a fine legislatura con dei risultati da proporre agli elettori. Il Pd, che non è il M5S e che ha vinto le elezioni ed è alla guida della Regione, ha un compito diverso dai grillini: risolvere i problemi e fare le riforme».
C’è il rischio, però, che nella prossima finestra elettorale l’argomento-trivelle possa mettere in difficoltà un Pd che ne ha avallato il via libera. «Noi non faremo una campagna elettorale a favore delle trivelle, ma spiegheremo le nostre scelte: siamo coerenti con il governo nazionale. Semmai i pentastellati, che sembra vogliano finanziare tutto con le restituzioni delle indennità, potrebbero continuare ad essere campioni di demagogia, a mio avviso sbagliando. Attenzione perchè, per una mano, gli strumenti che favoriscono il controllo popolare si devono sapere usare, e dall’altra non si può coprire ogni esigenza economica con i tagli dalle indennità».