Trivelle in Sicilia, la parola agli artisti «La stampa tace e la politica teme il voto»

Artisti contro le trivellazioni in Sicilia. È il progetto nato da un’idea di Francesco Ferla, palermitano a Londra, che ha coinvolto volti noti della fotografia e della musica in una crociata contro «una violenza ovviamente non voluta dal popolo». I fotomontaggi che simulano il degrado delle trivelle sullo sfondo delle coste siciliane hanno fatto il giro del mondo grazie ai social network e, dopo i suoi allievi, centinaia di fotografi hanno voluto sostenere la causa proponendo scatti artistici che denunciano «il potere distruttivo» del petrolio. 

Organica London è l’associazione dalla quale è partita l’iniziativa, un’opera di sensibilizzazione corale in supporto dell’ambiente che cerca di stare alla larga dal dibattito politico. «Siamo stati corteggiati dai movimenti politici ma non cediamo alle loro lusinghe – spiega a MeridioNews -. Non ci interessa entrare nei meccanismi di chi ha interessi diversi dai nostri e lasciare che strumentalizzino la nostra immagine. Se ti avvicini alla politica vieni cooptato: abbiamo rifiutato patrocini e spazi, ben contenti di autofinanziarci». Ferla si dichiara preoccupato per «il silenzio che la stampa sta riservando all’intera questione»: dalla macchina economica che ruota intorno alle trivelle, al danno ambientale, alla querelle politica sulla fattibilità del referendum. «Non tanto per il nostro lavoro, che sta avendo grande eco sui social, quanto per il dovere di informazione nei confronti di chi non sa quasi nulla».

Per lui «la gente deve essere messa al corrente, a volere il petrolio non è sicuramente il cittadino, che ha il diritto di manifestare la sua volontà tramite il voto. Molte testate tacciono perché non vogliono rompere le uova nel paniere della Regione, altre appartengono ad enti petroliferi. Solo in pochi hanno timidamente accennato al referendum che, per fortuna, si dovrà fare. Ma è chiaro che le decisioni tendono ad essere prese autonomamente dal Governo nazionale, retto da un uomo che peraltro nessuno ha votato e che non può e non deve prendere decisioni per il territorio». 

Al Castello a Mare di Palermo il 5 settembre gli artisti contro le trivelle si sono esibiti in una grande performance di danza, musica e arti visive. «Di sicuro non parteciperemo mai ai teatrini contro Crocetta, ma abbiamo incontrato Leoluca Orlando, che da sindaco ha sposato l’iniziativa dandoci piena libertà d’azione – racconta Ferla -. Per una serie di motivazioni però abbiamo lasciato perdere anche il suo appoggio, preferiamo restare autonomi, il Partito Democratico ha firmato contro il referendum». Ferla punta il dito contro l’Assemblea regionale «favorevole alle trivelle e terrorizzata dal voto dei palermitani, che non diranno mai di sì a questa violenza ambientale e paesaggistica. Firmare per ignorare il volere dei siciliani la dice lunga. Avremmo il diritto di votare per qualcosa?». Eppure Ferla si dice ottimista. Complice la lentezza della burocrazia italiana, che «avrà ripercussioni positive, le trivelle non si faranno mai. Oltretutto il petrolio è in caduta libera e si vede dai prezzi della benzina, ne abbiamo più di quanta ce ne serva». 

La valenza creativa dell’iniziativa, indipendentemente dalla protesta, ha fatto sì che il progetto si trasformasse in In Maris Immensitate, spettacolo che verrà esportato in Europa. «Invece di alzare la voce esclusivamente contro le trivellazioni faremo un inno a difesa del mare – spiega -. Le immagini degli oltre cento fotografi aderenti saranno sia devastanti che di bellezza, in modo da portare in giro una performance completa». In scena sono presenti i protagonisti del conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo e Almendra Music, tra gli altri Giovanni Di Giandomenico, Giuseppe Rapisarda, Marco Betta, Giovanni Sollima, Shobha, Valeria Cimò, Luca Gabesch e Simona Filippone, e i ballerini del Teatro Massimo, del Teatro di Roma e dell’Arena di Verona. 

Eugenia Nicolosi

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