A mancare all’appello nelle stanze oggi adibite a museo e che all’epoca furono gli uffici dei magistrati del pool antimafia, sono la relazione a firma di Chinnici, la scheda comandi del wordstar che si trovavava nell’ufficio di Falcone e la confezione azzurra e grigia della Olivetti con dentro diversi floppy disc
Tribunale, furto al bunkerino Falcone Borsellino La denuncia dell’ex autista Giovanni Paparcuri
«Io non ne faccio giri di parole». Inizia così il lungo sfogo di Giovanni Paparcuri su Facebook, che ha denunciato il furto di alcuni documenti sottratti dal bunkerino, il museo dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che sorge all’interno del palazzo di giustizia proprio nelle stanze dove si trovavano gli uffici del pool antimafia. Lui, autista di Rocco Chinnici sopravvissuto all’attentato del 29 luglio 1983, in cui il magistrato perse la vita insieme agli uomini della sua scorta e al portiere dello stabile in via Pipitone Federico, oggi ha sporto formale denuncia. A mancare all’appello sono la relazione a firma proprio del consigliere istruttore Chinnici, la scheda comandi del wordstar che si trovava nell’ufficio di Falcone e la confezione azzurra e grigia della Olivetti con all’interno diversi floppy disc.
A Paparcuri e al suo meticoloso e paziente lavoro di ricerca si deve la realizzazione del museo, all’interno del quale ogni giorno guida folle di studenti, turisti e semplici cittadini, raccontando quei giudici coi quali lavorò a stretto contatto negli anni in cui si stava informatizzando il maxi processo, muovendosi fra le stanze di quel pool voluto proprio da Chinnici e realizzato poi sotto la guida del suo successore, Antonino Caponnetto. Gli oggetti che ora mancano all’appello potrebbero essere stati sottratti proprio durante una di queste visite guidate al bunkerino, a mo’ di souvenir o reliquia.
All’autore del gesto Paparcuri lancia un appello accorato: «Se qualcuno per errore ha preso questi oggetti dall’interno del bunkerino è pregato di riportarli. È chiaro che il comunicato non è rivolto ai visitatori onestissimi e che non c’entrano nulla e con cui mi scuso, ma a quei disonesti che hanno approfittato della mia fiducia – scrive sui social – Sperate soltanto che dalle videoregistrazioni non si veda nulla».