C’è un angolo di Alto Adige a cui guarda la Valle dell’Alcantara. Sessanta chilometri di binari che attraversano la Val Venosta, dismessi e abbandonati per anni perché considerati un ramo secco, poi ripristinati nel 2005 con un investimento di 125 milioni di euro. E da quel momento una crescita costante (+ 21 per cento) fino a contare due milioni di passeggeri all’anno. «Un grande valore aggiunto per i pendolari, gli studenti, i giovani e gli anziani», sottolinea la Camera di commercio di Bolzano.
È a questo tracciato, da Merano a Malles, che gli attivisti dell’Associazione Ferrovie Siciliane guardano come un modello da replicare in Sicilia, sui 37 chilometri da Alcantara a Randazzo. «Come è successo in Alto Adige, sarebbe un’incredibile occasione di sviluppo per tutta la Valle», dicono. Caparbi, non lo hanno solo sognato. Ma hanno studiato, analizzato, messo nero su bianco una bozza di progetto che hanno inviato al ministero dei Trasporti. Hanno avanzato le loro proposte ai sindaci del territorio che se ne sono fatti portavoce in sede di conferenza di servizi, chiamata ad esprimere un parere sul raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo, pezzo portante della Messina-Catania.
E quando hanno letto su MeridioNews che la commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente avrebbe sposato questa causa, indicando a Rete ferroviaria italiana di ripristinare l’Alcantara-Randazzo nel contesto dell’appalto sul raddoppio tra Catania e Messina, hanno faticato a crederci. «La notizia del recepimento di queste osservazioni – dicono – è la conferma della bontà del lavoro svolto per il mantenimento di una infrastruttura che si rivelerà, ne siamo sicuri, fondamentale per il rilancio della Valle dell’Alcantara rendendone più sostenibile la mobilità».
Ma le prescrizioni della commissioni Via-Vas non convincerebbero affatto Rfi: perché vincolare e subordinare un progetto cruciale per la viabilità di tutta la Sicilia al ripristino di una vecchia tratta dismessa che richiede comunque un importante impegno economico? È questo il motivo dell’ennesimo ritardo per bandire la gara e avviare i cantieri di un’opera molto attesa. Il raddoppio tra Giampilieri e Fiumefreddo vale 2,3 miliardi di euro (42 chilometri di cui 38 in galleria) e comporta lo spostamento più a monte del tracciato ferroviario, con una riduzione di 25 minuti nel collegamento tra Catania e Messina. Che fine farà l’attuale linea ferrata che costeggia il mare?
È proprio su questo aspetto che si è consumata la battaglia in conferenza dei servizi con il sindaco di Giardini Naxos Nello Lo Turco in prima fila a chiedere, tra le altre cose, che non venga dismessa ma comunque usata. Magari, è la sua proposta, realizzando una metroferrovia nel territorio di Giardini con fermate tra Alcantara e Letojanni, tra cui Recanati e Isola Bella.
Nessuno, nemmeno l’Associazione ferrovie siciliane, si era spinto a proporre di subordinare il raddoppio all’integrale ripristino della vecchia linea Alcanatara-Randazzo. I membri del gruppo, non solo appassionati ma anche tecnici e ingegneri, hanno proposto al Ministero dei Trasporti di creare un collegamento tra l’attuale stazione di Alcantara e il nuovo tracciato (che prevede invece una nuova stazione Alcantara in territorio di Trappitello). «Allo scopo – si legge nelle osservazioni inviate al Mit – si può utilizzare una breve tratta ferroviaria ottenuta dalla riattivazione della ferrovia dimessa Alcantara-Randazzo per 2.260 metri, seguita da una rampa di raccordo in curva verso la linea veloce in località Trappitello».
La commissione Via-Vas sembrerebbe essere andata oltre, prescrivendo a Rfi di ripristinare l’intero tracciato tra Alcantara e Randazzo. La palla è passata adesso alla Direzione generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali del ministero dell’Ambiente. Rfi presenterà le sue opposizioni e sta alla Direzione (Dva) vagliarle e decidere o, nel caso lo ritenesse necessario, coinvolgere nuovamente la commissione Via-Vas per un parere.
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