Da una barella, collegato dal carcere di Parma, il capo mafia corleonese ha fatto un passo indietro dopo avere dato la propria disponibilità a collaborare con i pubblici ministeri
Trattativa Stato-mafia, Riina non depone Il boss in videoconferenza: «Sto male»
«Sto male. Non intendo sottopormi all’esame del pubblico ministero e delle parti». Delude le attese Totò Riina. Il capo dei capi, rinchiuso nel carcere di Parma aveva dato la propria disponibilità a collaborare con i pm. In videoconferenza dal carcere di Parma, rispondendo alla domanda del presidente della Corte di assise, Alfredo Montalto, in apertura dell’udienza odierna del processo sulla trattativa tra Stato e mafia, Riina ha comunicato personalmente il proprio ripensamento.
Il pm Nino Di Matteo – dopo aver concluso la lista testi – aveva chiesto la disponibilità degli imputati ad essere ascoltati. La Corte aveva fissato un termine – venerdì 3 febbraio – per comunicare formalmente la disponibilità. Poi il colpo di scena da parte dell’anziano capo dei capi che, seppur in barella è collegato in videoconferenza, ha sempre partecipato al processo.