Trattativa Stato-mafia: Rifondazione comunista parte civile

Rifondazione comunista si costituirà parte civile nel processo sulla trattativa Stato-mafia che si aprirà lunedì prossimo presso il Tribunale di Palermo.

Lo hanno annunciato ieri i vertici di questo Partito – con in testa il segretario nazionale, Paolo Ferrero – nel corso di una conferenza stampa tenuta a Palermo nella sede del Partito. Erano presenti, tra gli altri, Antonio Marotta, candidato alle elezioni per il rinnovo dell’Ars nel collegio di Palermo (ovviamente nella lista della vera Sinistra, quella che vede insieme Rifondazione comunista, Sel, i Verdi, Un’Altra storia di Rita Borsellino e ‘Cartelli vari), Davide Ficarra, segretario provinciale del Partito a Palermo, e l’avvocato Fabio Lanfranca, che si occupa degli aspetti tecnico-giuridici.

E’ stato proprio l’avvocato Lanfranca a spiegare il perché Rifondazione comunista si costituisce parte civile in questo processo: “La Procura della Repubblica di Palermo – ha detto Lanfranca – ipotizza che all’inizio degli anni ’90 si sia verificata una trattativa tra la mafia e organi dello Stato al fine di determinare una modifica dell’azione politica dello Stato medesimo. Se così fosse ci troveremmo di fronte a una profonda alterazione del corretto funzionamento delle istituzioni e ad una palese violazione della Costituzione e delle leggi dello Stato”.

I fatti, è noto, sono andati in scena tra il 1992 e il 1994. Si comincia con l’omicidio dell’eurodeputato della Dc, Salvo Lima, nel marzo del 1992. Si prosegue con la strage di Capaci dove perdono la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morbillo e gli uomini della scorta. Quindi la strage di via D’Amelio che uccide Paolo Borsellino e gli uomini e le donne della sua scorta. Seguono le bombe di Firenze, Milano e Roma.

La trattativa tra mafia e Stato si snoda tra una strage e l’altra. Con ‘pezzi’ dello Stato ‘impegnati’ a garantire ai mafiosi benefici carcerari e chissà cos’altro. Deve essere stata una trattativa ‘lunga e laboriosa’, perché i mafiosi,, che forse non si fidavano, mentre ‘trattavano’ continuavano a seminare morte e terrore. E’ in questo scenario da tira e molla che, a un certo punto, vengono revocati centinaia di “41 bis”, ovvero il carcere duro per tanti mafiosi. Come canta Fabrizio De Andrè, lo Stato italiano “si costerna, s’indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità”.

Ecco, rispetto al testo del grande cantautore genovese, i pubblici ministeri di Palermo contestano, sostanzialmente, l’assenza della “gran dignità” in questa trattativa tra rappresentanti dello Stato e Cosa nostra: non è stato dignitoso, infatti, trattare e cedere ai mafiosi come ha fatto lo Stato italiano tra il 1992 e il 1994 (e, del resto, quella di De Andrè, ovviamente, è ironia). E, ‘forse’, qualcuno ha commesso qualche reato.

Ieri, De Andrè a parte, Paolo Ferrero ha sottolineato che, “sulla base delle accuse formulate dalla Procura di Palermo, chiediamo al Governo italiano di costituirsi parte civile nel procedimento, come per altro già annunciato dal Comune di Palermo”.

La richiesta è al Governo delle banche, degli affari e delle banche di affari di Mario Monti. Troverà il tempo, Monti, tra lavoratori da ‘esodare’ e Banche da proteggere e da fare arricchire per costituirsi parte civile nel processo sulla trattativa Stato-mafia?

“Parallelamente – ha aggiunto Ferrero – abbiamo dato mandato all’avvocato Lanfranca di chiedere la costituzione di parte civile di Rifondazione Comunista. In quanto partito che ha concorso all’epoca dei fatti e concorre democraticamente alla definizione della politica nazionale, ci riteniamo parte lesa da una prassi che in modo occulto ed illegale abbia potuto condizionare l’operato dello Stato”.

“Ci auguriamo quindi che il processo che si apre lunedì – ha concluso Ferrero – possa fare piena luce su questa inquietante vicenda e parimenti invitiamo tutti i partiti politici democratici a costituirsi parte civile nel processo. Infatti, se la mafia è un’organizzazione criminale, la trattativa segreta con questa organizzazione da parte dello Stato costituisce una pratica eversiva”.

 

 


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