Prenotare una tac oggi? «La prima data utile è gennaio 2024». Effettuare una gastroscopia? «Bisogna aspettare fino a giugno del prossimo anno». Liste d’attesa infinite non riguardano le strutture sanitarie pubbliche ma quelle private convenzionate con il sistema sanitario regionale. Sotto la lente d’ingrandimento c’è sempre la situazione della Sanità siciliana nel suo complesso. Un […]
Nessuna intesa tra Regione e privati convenzionati. «Da metà di ogni mese prestazioni sanitarie pagate per intero»
Prenotare una tac oggi? «La prima data utile è gennaio 2024». Effettuare una gastroscopia? «Bisogna aspettare fino a giugno del prossimo anno». Liste d’attesa infinite non riguardano le strutture sanitarie pubbliche ma quelle private convenzionate con il sistema sanitario regionale. Sotto la lente d’ingrandimento c’è sempre la situazione della Sanità siciliana nel suo complesso. Un sistema al collasso in cui operano 1800 strutture private convenzionate che si occupano di eseguire circa l’80 per cento delle prestazioni. Le stesse che devono operare rispettando il budget che viene loro assegnato. Adesso, dopo lo sciopero di fine febbraio, all’orizzonte si prospettano ulteriori disagi per i pazienti. «Dal 15 o dal 20 di ogni mese saremo costretti a fare pagare le prestazioni sanitarie ai pazienti per intero, senza potere accettare ricette mediche», spiega a MeridioNews Salvatore Giibino, segretario nazionale del sindacato polispecialistico Medici e strutture accreditate. Dietro lo stop c’è il nodo del budget assegnato dalla Regione alla Sanità privata.
«Lo Stato assegna il 13,30 per cento del proprio bilancio alla specialistica, pubblica e privata, presente in ogni Regione. In Lombardia i soldi vengono impiegati interamente per curare i pazienti mentre in Sicilia a fronte di 1 miliardo e 250 milioni euro vengono destinati alle cure solo 282 milioni di euro», spiega Giibino. Che fine fanno gli altri soldi? «Vengono sottratti all’assistenza territoriale e stornati, secondo la corte dei Conti in maniera non lecita, per altri fini, come il pagamento dei mutui sottoscritti». Quello della sanità privata, secondo gli addetti ai lavori, non può essere definitivo come un vero e proprio sciopero. «Da parte nostra non ci sono toni duri o altro – spiega il medico – ma la descrizione della realtà dei fatti. Non possiamo fare più extrabudget, anche perché affrontiamo spese di gestione che nell’ultimo periodo sono aumentate dal 30 al 50 per cento».
Ieri sulla questione si è tenuto un incontro all’assessorato alla Sanità con la presenza dell’assessora Giovanna Volo. Alla fine, però, la fumata è stata nera. Tra otto giorni il tavolo di confronto verrà nuovamente aggiornato, anche a fronte della richiesta di aumentare il budget di almeno 60 milioni di euro. «In percentuale, tenendo conto del numero di abitanti e dei fondi, riceviamo gli stessi soldi della Lombardia. Ci chiediamo perché lì la Sanità è al top mentre noi siamo nelle pene. La procura dovrebbe intervenire in questa storia», conclude Giibino.