L’albero di Sèline, un ulivo «per radicare la vita nel territorio». E il futuro di una famiglia, dalla Tunisia al Trapanese

Una piccola storia di provincia, che parla di integrazione e di speranza nel futuro. Una storia piccola come la sua protagonista, Sèline, di appena due mesi d’età. Nuova arrivata di una famiglia che, dopo aver attraversato il Canale di Sicilia a bordo di un barcone dalla Tunisia, è approdata a Vita, cittadina del Trapanese di appena 1700 anime. Una piccola comunità in cui la famiglia ha ritrovato speranza nel segno dell’accoglienza e dove una nuova vita è venuta alla luce: la piccola Sèline, nata a Trapani il 28 gennaio 2025, che si è andata ad aggiungere alle altre due sue sorelline più grandi. Una festa nella festa, per la famiglia e per la comunità intera, che inverte il segno dello spopolamento vissuto dai piccoli centri dell’Isola. E per celebrare l’evento è stata piantumata nel parco giochi comunale una pianticella di ulivo, simbolo di pace. L’Albero di Sèline, così è stato chiamato. «Siamo grati per l’accoglienza che ci è stata riservata – raccontano i genitori della bambina – Vedere piantare un albero per nostra figlia ci ha emozionato. È un segno che qui possiamo costruire un futuro per le nostre bambine».

«La famiglia è arrivata a Vita dalla Tunisia circa un anno fa ed è ben integrata nella comunità vitese – racconta Valentina Villabuona, responsabile per la cooperativa sociale Badia grande dei centri di accoglienza in paese nell’ambito del progetto Sai Marsala – Le sorelline di Sèline vanno a scuola e frequentano anche le attività pomeridiane, mentre i genitori frequentano un corso di alfabetizzazione e stanno completando la fase documentale utile per lavorare». Della loro vita precedente, al di là del Mediterraneo, poco si conosce. «Non hanno raccontato molto e non abbiamo insistito – continua la responsabile – Adesso alloggiano nel nostro centro Sai Marsala Vita, idoneo ad accogliere i nuclei familiari». Un percorso al termine del quale potranno scegliere se restare o andare altrove. «Loro vorrebbero rimanere qui – risponde Villabona – Per questo stiamo completando l’iter utile all’impiego. Anche con l’aiuto della comunità, che è molto disponibile nei loro confronti, pure nella ricerca di un lavoro». Parte fondamentale del processo di integrazione e di crescita per il territorio stesso. «Il progetto Sai non si limita a offrire un tetto, ma accompagna le famiglie in un percorso di autonomia – commenta Lorena Tortorici, coordinatrice del progetto – L’integrazione passa attraverso la scuola, il lavoro e la partecipazione alla vita sociale. Piantare un albero per Sèline è un gesto che va in questa direzione: radicare una nuova vita nel territorio».

Vita si conferma così un possibile esempio virtuoso di accoglienza e integrazione. Dietro questa storia, c’è il lavoro instancabile della cooperativa Badia grande, che gestisce il progetto Sai con un gruppo multidisciplinare, composto da Sebastiano Simone, Mariella Marino, Mariella Beninati e Francesca Pampalone. Sono loro a seguire quotidianamente le famiglie migranti ospitate, offrendo anche supporto psicologico, assistenza legale e mediazione culturale. «La famiglia di Sèline è stata accolta con calore e oggi fa parte a pieno titolo della nostra comunità. Perché l’integrazione è un processo possibile e positivo», commenta il sindaco vitese Giuseppe Riserbato. «I bambini sono il futuro – gli fa eco l’assessora alla Pubblica istruzione Maria Eleonora Ditta – Attraverso di loro possiamo costruire una società più aperta e solidale. L’ulivo per Sèline è un messaggio di speranza per tutti». L’iniziativa, promossa dalla cooperativa sociale Badia grande, è stata sostenuta dall’amministrazione comunale. Alla cerimonia di piantumazione ha preso parte anche la consigliera comunale Antonella Servito


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