Sgominato traffico di stupefacenti tra la Sicilia e l’Albania. I finanzieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari, nei confronti di undici persone. La banda, secondo le accuse dei magistrati, appartenente a un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico internazionale di droga e armi.
Secondo le stime degli inquirenti, che hanno portato a termine l’operazione Rosa dei venti, negli ultimi anni erano riuscita a trasportare in Italia, dalla costa albanese, oltre 3500 chili di marijuana. Stupefacente sequestrato in più occasioni, nel corso di lunghe e complesse indagini. Il gruppo avrebbe avuto anche disponibilità di di armi e munizioni, come accertato con l’esecuzione di sequestri di mitragliatori kalashnikov e di centinaia di munizioni.
La droga che riusciva ad arrivare in Sicilia, poi, sarebbe stato utilizzata per approvvigionare le piazze di spaccio sia di Catania che delle province di Ragusa e Siracusa, realizzando un giro d’affari stimabile in oltre 20 milioni di euro. L’azione di contrasto è stata condotta anche in mare con l’impiego dei mezzi navali grazie ai quali, nel maggio 2015, è stato intercettato, a largo di Riposto, un peschereccio proveniente dalle coste albanesi che trasportava circa 900 chili di marijuana, due fucili d’assalto con relativi caricatori e centinaia di munizioni.
In manette è finito Antonino Riela, classe 1971, ritenuto dai finanzieri: «una delle punte di riferimento di diversi clan mafiosi locali per l’approvvigionamento della droga». Con lui anche Vincenzo Spampinato e Gianluca Passavanti. Il ragusano Angelo Busacca e i cittadini albanesi, che operavano sulle coste italiane, Moisi Habilaj, primo organizzatore del lucroso traffico, e i suoi collaboratori Maridian Sulaj e Fatmir Minaj.
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