Il progetto della società austriaca Adler è in dirittura d'arrivo dopo le ultime autorizzazioni. Secondo alcune associazioni verrà limitata la fruizione di una delle spiagge più belle della Sicilia. Ma per il Wwf che gestisce la zona protetta «è tutto nel rispetto delle regole». Guarda le foto
Torre Salsa, resort di lusso accanto alla riserva «Spiaggia privata nel silenzio degli ambientalisti»
Nel 1982 Antonio Vanadìa aveva 22 anni ed era il delegato del Wwf ad Agrigento. «L’associazione lanciò il censimento dei siti costieri più integri d’Italia e io non ebbi alcun dubbio a indicare Torre Salsa». Da oltre trent’anni Antonio, naturalista eretico, raggiunge il cuore più selvaggio della riserva: un pezzetto di terreno che lo stesso Wwf comprò nei decenni passati, un presidio per difendere tutta l’area dall’assalto della cementificazione. «Ci vado ancora oggi, una volta alla settimana, è la casa della mia anima». Da lì il naturalista guarda con preoccupazione all’ultimo progetto di costruzione di un resort di lusso confinante con la zona protetta: 130 camere, piscine, saune e percorsi benessere. Qualche giorno fa il Comune di Siculiana, dove ricade la riserva, ha dato via libera a una delle ultime autorizzazioni necessarie, la concessione edilizia. Al resto ci hanno pensato in questi anni la Regione e la Soprintendenza. «Eravamo riusciti a respingere anche l’interesse della mafia su quest’area, ma adesso sono arrivati i colletti bianchi e hanno vinto», si sfoga Claudio Lombardo, presidente dell’associazoine Mareamico e altro ambientalista storico dell’Agrigentino.
Il progetto verrà realizzato su un’area esterna ma attigua alla riserva, destinata dal piano regolatore di Siculiana ad attività turistico-alberghiere. A capo c’è la società austriaca Adler Spa&Resort che ha comprato i terreni dalla famiglia Morgante. Il capostipite, Francesco Morgante, ha in mano Italkali, azienda leader nella vendita dei sali potassici in Italia e non solo. «È il re del sottosuolo siciliano», sintetizza Lombardo. Più di un terzo dei 700 ettari che formano la riserva di Torre Salsa è sua, così come è di sua proprietà il principale accesso – il più comodo e il più raggiungibile – all’area protetta. «Al momento chi vuole accedere alla spiaggia da quel punto deve pagare un biglietto che va da 5 a 15 euro in base alla stagione», spiega Vanadìa. Le alternative sono altri sentieri, più lunghi e tortuosi, che attraversano zone spesso impraticabili quando piove. «Quando è stata istituita la riserva – sottolinea Lombardo – si doveva espropriare, si poteva fare, in altre riserve è stato fatto, invece la Regione non ha vigilato». Adesso il rischio secondo gli ambientalisti è che il futuro resort abbia un accesso esclusivo e riservato alla zona protetta e quindi alla spiaggia, attraverso l’ingresso dei Morgante. «Anche perché è stata proprio una società di famiglia, la Ritempra, a comprare tutti i terreni limitrofi e a rivenderli alla Adler», precisa il presidente di Mareamico. «La verità – conclude – è che diventerà una spiaggia privata».
Dal 2000 a gestire la riserva è il Wwf, destinatario delle critiche principali da parte degli altri ambientalisti, un tempo dalla stessa parte della barricata in tante battaglie per Torre Salsa. «Il resort – spiega Antonio Calamita, geologo e delegato Wwf di Agrigento – verrà realizzato fuori dalla riserva, a 350 metri dalla riva, a 60 metri sul livello del mare. Una zona che secondo me si presta benissimo a insediamenti turistici. Le costruzioni saranno in maggioranza piani terra e cantinati, per un’altezza massima sette metri». La società Adler nella descrizione del resort promette inoltre di minimizzare l’impatto ambientale anche con l’uso dei materiali meno invasivi. «Mi rimproverano che da ambientalista dovrei essere contro la cementificazione – continua Calamita -, lo sono se questa è selvaggia, abusiva, altrimenti dovrei essere contrario a ogni palazzo, l’importante è il rispetto delle regole che in questo caso c’è».
«È vero che questo progetto non è una minaccia diretta alla riserva e nemmeno all’avifauna – replica lo storico naturalista Vanadìa -. Ma rappresenta una perdita di sovranità. Per qualche posto di lavoro, diventiamo servi, perché si limiterà la fruizione della riserva, già difficoltosa. E quello che è più assurdo è che sta avvenendo nel silenzio degli ambientalisti. Io ho rischiato di essere ammazzato per difendere questa riserva quando ero nel Wwf, lo stesso Wwf che ora si gira dall’altra parte». Secondo il direttore dell’area protetta, Girolamo Culmone, del Wwf, «è probabile che, così come è adesso, si pagherà per accedere dall’ingresso dei Morgante e non ci sono molti altri accessi. Noi potremmo regolare il traffico e le visite per motivi di conservazione, ma manca da anni anche il piano di gestione che spetta a Comune e Provincia, uno strumento che ci aiuterebbe nel gestire la fruizione».
L’ultimo ente chiamato a esprimersi sul progetto dovrebbe essere il genio civile. Successivamente i lavori potranno partire. «Continuerò a difendere questo posto unico – conclude Vanadìa -, in cui le pareti a falesia si alternano alle colture e alla macchia mediterranea, alla prateria di posidonia oceanica e alle dune. Ho viaggiato molto nella mia vita ma in soli sette chilometri non ho mai visto una diversificazione di habitat così notevole».