Tornatore a Palermo premiato con la laurea honoris causa in Filosofia

La laurea honoris causa in Filosofia aggiunge soltanto un’altro tassello alla straordinaria carriera del regista più importante dell’Isola. Il suo nome è già scritto nella storia del cinema italiano, e come non si possono ricordare i suoi più gradi capolavori come “Nuovo cinema Paradiso”, “L’uomo delle stelle”, “La leggenda del pianista sull’oceano”, “Baaria” (11 milioni di euro di incasso in Italia) e “La migliore offerta” (9 milioni di euro).

Giuseppe Tornatore l’aveva promesso nel 2010 a Venezia, pochi minuti prima della presentazione del film dedicato alla sua città natale, Bagheria, e aveva consegnato questo impegno di fare lezione agli allievi registi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, nelle mani del direttore scientifico della sede, l’antropologo Nino Buttitta. Bagherese come lui, Peppuccio Tornatore lo considera ancora oggi come un secondo padre.

Dopo la cerimonia all’università ha voluto tenere una Masterclass agli studenti della scuola di cinema. L’incontro inizia con il racconto di un aneddoto sull’antropologo Nino Buttitta, grande amico del padre di Tornatore.

“Nel 1979 stavo girando da 4 anni un documentario sul carretto siciliano. Mi mancavano 400 mila lire per finire il lavoro iniziato 4 anni prima. Così mi aiutò Buttitta e con lui ho fatto la mia prima esperienza con un produttore”. Documentario che probabilmente verrà restaurato dalla cineteca di Bologna.

Alla domanda di un giovane allievo della scuola del cinema sugli errori da evitare quando si realizza un documentario biografico, Tornatore ha consigliato di evitare la retorica, non essere freddi, documentarsi al massimo sulla vita del personaggio, non essere didascalici.

Al centro dei film di Tonatore c’è sempre l’uomo che lui considera materia viva, calda, pulsante. Bisogna tenere sempre viva la prospettiva antromorfica, ha detto Peppuccio, per non cadere nel melodrammatico. La calibratura definitiva si fa poi al montaggio.

Sulla figura del produttore Tornatore lo considera fondamentale in un film anche quando un regista ha la forza e la capacità economica di produrre da se. La figura del produttore è il contraddittorio, la coscienza critica, e cita Truffaut: “Il nostro mestiere ci costringe a lavorare anche con qualcuno che detestiamo”. (a sinistra, foto tratta da ischiablog.it)

E’ un fiume in piena, il regista bagherese, parla e risponde alle domande per quasi due ore poi si concede a una intervista nel teatro di prosa della scuola con luci e telecamere per parlare dei 50 anni del “Gattopardo”.

I ricordi della sua carriera si fanno sempre più vividi quando gli allievi pongono le domande sulla rivoluzione digitale che soppianta la pellicola. Il passaggio dalla pellicola al digitale è stato un po’ traumatico, ammette Tornatore. “La migliore offerta” è stato interamente girato con le ultime tecniche di ripresa e acquisizione digitale, ma la pellicola rimarrà sempre nel mio cuore.

“Ancora oggi nel mio ufficio, a Roma – ha detto – ho una piccola sala visione con un proiettore 35 millimetri e mi piace immergermi nei ricordi”.

A proposito di visione dei film e della tecnologia imperante, Tornatore è un grande sostenitore delle sale cinematografiche. E poi il paragone con il libro, che puoi fermare nella lettura, mettere un segnale e poi riprenderlo magari dopo qualche giorno. Il consiglio che ha dato agli allievi del centro sperimentale è stato quello di non interrompere mai la visione di un film: quando si entra al cinema è come arrivare in una stazione ferrovia e il film è come il treno: quando parte non va fermato.

Anche se in realtà la crisi ha portato a produrre meno film, la tendenza però è quella di guardarne sempre di più. Un film oggi puoi guardarlo ovunque nei telefonini, negli schermi ultrapiatti e forse, un giorno, chiuderai gli occhi e, con una tecnologia sofisticatissima, potrai scegliere e vedere il film che vuoi.

Il suo è un racconto intriso di nostalgia e pathos, pensando all’autobiografia intrisa nel film “Nuovo cinema Paradiso”, con il proiezionista Alfredo e lo straordinario bambino Totò.

“Spiegherò a mio nipote che i film vanno guardati al cinema”, ha affermato il regitra – ricordando i tempi quando, bambino, sentiva gli odori, i rumori della gente che durante il film mangiava e faceva altro. A proposito di bambini Tornatore ama giocare con loro sul set. Ha ospitato recentemente una scolaresca nel suo home cinema e ha proiettato un film muto.

Quanta bellezza nelle immagini di Chaplin accompagnato da vivo da un pianoforte in sala. Tornatore ha avuto parole di apprezzamento per il percorso formativo e didattico degli allievi registi del documentario della sede siciliana del Centro Sperimentale di Cinematografia, affermando anche che lo sviluppo del cinema in Sicilia può sicuramente ripartire dalla scuola di Palermo, e poi ha esortato gli studenti a non considerare il film documentario come cinema di serie B, anzi il documentario è stato fondamentale nella storia del cinema.

L’occhio puntato sulla realtà, l’eterno presente che spazza via l’anima baraccona del cinema.

 

 


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