“Chiamo qui il nuovo rettore dell’Università di Catania: il professore Toni Recca”, così il decano annuncia la rielezione del magnifico, seduto in prima fila, al termine dello scrutinio di lunedì sera. Dopo i ringraziamenti di rito, un pensiero è subito rivolto alle vittime del sisma: “Non vi aspettate trionfalismi. Il momento è delicato: un pensiero và alla popolazione dell’Abruzzo colpita dal terremoto e all’Università dell’Aquila”. Con queste parole il riconfermato Rettore inaugura il suo primo discorso dopo la rielezione, e passa ad analizzare i dati venuti fuori dalla tornata elettorale, compiaciuto della percentuale di voti, passata dal 62% del 2006 al 65%. “Oggi su queste basi dobbiamo creare dentro l’Ateneo una maggioranza basata non sul proprio personale interesse ma sul programma”, spiega Recca, strappando uno dei primi lunghi applausi della platea.
Colto da un impeto d’orgoglio, il nuovo vecchio Rettore difende l’autonomia della Scuola Superiore dell’Università di Catania: “Pretendiamo che sia trattata al livello delle altre scuole nazionali, a cominciare da quelle toscane che sono quattro e tutte rese autonome”.
Un riferimento, in questo primo discorso iniziale, va anche al problematico caso Farmacia: “Un pensiero ai colleghi e agli studenti della Facoltà di Farmacia, a coloro i quali hanno avuto il sospetto che le malattie potessero essere dovute alla cattiva gestione dell’edificio”, afferma serio Antonino Recca. Il rettore delinea una situazione in via di normalizzazione, dicendosi confortato dagli ultimi risultati delle analisi sull’edificio 2 della Cittadella: “La verità sta venendo a galla: venerdì pomeriggio ci è giunta la notizia che anche al primo e al secondo piano non c’è traccia di inquinamento chimico, dovuto a metalli o a vapori”. E si sbilancia: “Stiamo insistendo affinché le aule e gli uffici dei docenti siano resi disponibili al più presto per ricominciare l’attività didattica”.
Ancora un ringraziamento particolare, dopo quelli a chi l’ha accompagnato negli scorsi tre anni di governo, va agli organi di stampa: al Bolletino d’Ateneo, Radio Zammù e pure a Step1, chiamati a diventare risorse dell’Ateneo, rappresentare le facoltà e dare voce a tutte le idee. Bei progetti da sostenere e di cui andare fieri, quindi.
Sul finale, il Rettore smorza un po’ i toni seri ed ufficiali del discorso con la promessa di organizzare un’assemblea d’Ateneo aperta a tutti. Docenti, personale e anche studenti riuniti per discutere di libertà e autonomia, “senza che questi due concetti diventino anarchia e abuso”, e una precisazione sulla scelta, da lui stesso proposta, di modificar il Regolamento d’Ateneo che ha permesso di anticipare queste elezioni: “Abbiamo cercato di andare al più presto alle urne non perché eravamo spaventati, e i risultati lo hanno dimostrato, ma per riprendere subito il lavoro interrotto. Ci sono decisioni importanti da prendere: la ripartizione dei posti di ricercatore, il decentramento, i pensionamenti”.
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