Tiriamo le somme

«La riforma che dobbiamo affrontare non è né semplice né indolore». Così Antonino Recca, Rettore dell’Università degli Studi di  Catania si è rivolto all’assemblea di docenti, rappresentanti del personale tecnico-amministrativo, ai rappresentanti degli studenti e qualche studente, convocati dallo stesso Rettore per presentare un resoconto dell’attività svolta nel corso del suo secondo mandato, dal 1° novembre 2009 ad oggi, e tracciare le prospettive future. Molte le opposizioni alla riforma universitaria e piena solidarietà ai ricercatori che vengono molto colpiti dalla riforma e che «non hanno la giusta rappresentanza nelle sedi opportune ma che hanno un ruolo fondamentale» come ha affermato Chiara Rizzica, ricercatore precario come lei stessa si è definita, nella facoltà di Architettura.

«Quando iniziai ad insegnare pensavo che al momento della pensione avrei lasciato un’università bellissima e invece esiste un percorso  perverso e premeditato da parte del Governo per fare morire l’università italiana, cominciando dalla mancanza di turn over» ha affermato Francesco Catara, docente del Dipartimento di Fisica. «Nel mio Dipartimento nel prossimo triennio andranno via 19 persone e non verranno sostituite» ha concluso. Problema annoso anche  per la facoltà di Medicina che da sola ha un quarto dei docenti di tutto l’Ateneo e che nei prossimi anni saranno tanto ridotti «da dover ridurre in modo significativo il numero dei corsi di laurea e non poter garantire, quindi una formazione adeguata» ha annunciato il preside della facoltà, Francesco Basile.

Molti degli interventi dei docenti e non solo, hanno accusato la Crui, Conferenza dei Rettori delle Università italiane, di cui il Rettore Recca è componente della giunta, di non avere preso una posizione forte, di netto contrasto con il ddl Gelmini. «La Crui si arrampica sugli specchi» ha detto Attilio Scuderi insegnante alla facoltà di Lingue. «L’ultimo documento di maggio non dice nulla sulla nuova governance che distruggerà tutto. Si vuole creare una sorta di consiglio notturno platoniano che non possiamo accettare» ha continuato. Anche il giudizio del preside della facoltà di Economia, Camelo Buttà, sulla nuova governance per l’Università italiana è negativo. Lo definisce un «modello non applicabile con il quale si perderà l’autonomia dell’Università, perché piano piano il Ministero si sta sostituendo agli Atenei e questo va contro ogni logica di ammodernamento».

Un po’ più animato rispetto agli altri è stato l’intervento di Matteo Iannitti del movimento studentesco, il quale, dopo aver specificato il proprio ruolo politico all’interno del partito di Rifondazione Comunista su suggerimento del Rettore, «per sapere chi è» ha detto Recca (sottolineatura ritenuta superflua da qualcuno dei presenti) e dopo aver dichiarato di essere felice di essere «comunista e non libero ed eccellente» ha attaccato la logica del governo e dell’Ateneo di Catania. Ha chiesto spiegazioni circa il prospettato aumento delle tasse «che dovrebbe sempre essere l’ultima ratio» e riguardo alla differenza di aumento tra le fasce di reddito 2, 3 e 4 che «subiranno un aumento del 20%, e la 5° che invece subirà un aumento del 13%». Iannitti ha chiesto, ancora, al Rettore, un affiancamento nelle proteste, «se è vero che tutti condividiamo il fatto che la riforma universitaria distruggerà il sistema formativo pubblico» e la richiesta di intervento alla Regione Sicilia per degli aiuti finanziari, come hanno già fatto altre regioni come la Lombardia. Iannitti ha poi concluso il suo intervento invitando Recca a dimettersi come simbolo di forte dissenso verso la politica del Governo.

Il Rettore Recca risponde con l’ausilio di alcune diapositive per spiegare che il fondo di finanziamento ordinario è stato negli anni più o meno stabile, mentre «sono un po’ aumentati gli stipendi a causa di alcuni adeguamenti annuali, provocando un grosso problema nel rapporto tra le entrate e le uscite. Si tratta di un provvedimento già approvato» ha spiegato il Rettore, «quindi questo è esattamente il quadro che avremo per i prossimi anni». 

Sono tanti i problemi di turn over, legati anche alle assunzione degli anni precedenti, circa 90 nel biennio 2005- 2006 nelle sedi decentrate, problemi che non si potranno risolvere nell’immediato.

Per ciò che riguarda l’argomento tasse, Recca ha affermato orgoglioso che «siamo tra gli Atenei in cui si paga di meno, e in cui ben il 14, 5% degli studenti non paga nulla. Sognamo un’Università aperta a tutti, tanto che appena mi sono insediato ho abbassato le tasse – ha dichiarato Recca – ma così non ce la facciamo più».

Per il problema della discrepanza di aumento tra le fasce di reddito posto dagli studenti, è il prof. Giuseppe Cozzo di Ingegneria a spiegare che «gli aumenti per la fasce più alte erano già stati effettuati negli anni scorsi, mentre quelle più basse avevano avuto solo degli arrotondamenti». 


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