Lo scorso 20 gennaio i vigili urbani trovano la proprietà sbarrata nell'area naturalistica, dove sembra proseguire l'attività di uno stabilimento caseario non in regola. Circostanza che ha costretto gli agenti a posticipare la ricognizione a lunedì 21 febbraio
Timpa di Acireale, sopralluogo ad allevamento abusivo Il primo controllo ostacolato da un «cancello chiuso»
La storia dell’allevamento abusivo di pecore, con tanto di produzioni di formaggi e ricotta, su un terreno privato della Timpa di Acireale è destinata ad andare avanti. La parte di riserva naturale immersa nella Gazzena, in via Madonna dell’Aiuto, continua a essere occupata dagli animali e dalle strutture che apparterrebbero a due coniugi di Aci Catena, mentre l’effettivo proprietario del terreno continua a chiedere chiarimenti e interventi agli uffici del Comune di Acireale con l’invio di alcune missive, affinché i luoghi vengano «sgomberati» dagli animali e dalle apparecchiature utili a portare avanti l’attività casearia «senza alcuna autorizzazione». Dopo l’ultimo articolo di MeridioNews sull’argomento, la sezione Edilizia della polizia municipale acese ha comunicato un sopralluogo fissato per il prossimo 21 febbraio a cui parteciperà il personale dell’ufficio Urbanistico di via Lancaster. Prima di questa nota, il proprietario del terreno si è visto recapitare il verbale di un accertamento sul terreno con data del 25 gennaio in cui i vigili urbani scrivono che «la ricognizione dei luoghi è stata eseguita», ma «all’esterno, in quanto il cancello in ferro di accesso ai terreni risulta chiuso e non si rileva la presenza di persone».
«Pertanto – recita il verbale – al fine di accertare la presenza di opere abusive, è necessario reiterare altro e più esaustivo accertamento all’interno della proprietà con la presenza del proprietario e dei coniugi previa convocazione a cura del corpo municipale». Insomma, chi era deputato ai controlli sul terreno ha preferito fare un passo indietro davanti al fatto che la proprietà fosse chiusa e senza persone all’interno. Venuto a conoscenza di questo documento l’8 febbraio, il proprietario del terreno ha risposto al Comune con una lettera, inviata anche a questo giornale, in cui chiede alle autorità competenti perché, davanti ai cancelli chiusi, «vista la presenza degli abusi edilizi alla luce di accertamenti eseguiti da oltre due mesi, malgrado le violazioni accertate e il comportamento illegittimo dei coniugi», non hanno richiesto «l’intervento della forza pubblica» e il motivo per cui non siano stati convocati due coniugi. Sempre nell’ultima missiva, il privato prende atto di avere ricevuto «una risposta che nulla spiega in merito alle attività che il Comune intende adottare e soprattutto – si chiede – perché è trascorso un lungo lasso di tempo dall’ultimo accertamento».
La vicenda ha avuto inizio a gennaio del 2021, quando, alla luce di un esposto, i carabinieri, con il supporto dell’Azienda sanitaria provinciale, hanno accertato la presenza dell’attività casearia abusiva, compreso l’allevamento degli ovini, e hanno sequestrato il terreno. Tuttavia, dopo quasi un anno, nonostante il provvedimento dei militari, l’allevamento e le attività che sarebbero portate avanti dai due coniugi «sono addirittura aumentate». A scriverlo è lo stesso proprietario, che a novembre del 2021 aveva informato il Comune di ciò che continuava ad andare avanti all’interno della riserva naturale della Gazzena, chiedendo più volte un intervento, senza però avere nessuna risposta. L’ultimo sopralluogo dello scorso 25 gennaio dagli esiti «non soddisfacenti» è arrivato dopo l’ennesima missiva con cui pochi giorni prima il proprietario aveva messo a conoscenza della questione, oltre al Comune. anche gli attivisti del locale circolo di Legambiente, non ricevendo nessuna risposta. Tutto ciò mentre si attendono gli esiti del nuovo sopralluogo fissato lunedì.