Ticket, in coda tra gli anziani disperati

La donna disoccupata del Sud, avendo sempre tanto tempo libero in attesa che il governo vari una riforma pure in suo favore, accompagna una amica al presidio di Villa Sofia, a Palermo, per pagare il ticket per una visita medica. All’arrivo la folla è già notevole. Piove e fa freddo. Parecchie tra le persone presenti sono anziani e invalidi. I posti a sedere non sono sufficienti. Gli sportelli – cinque, di cui solo tre funzionanti – vanno a rilento.
Come sempre accade in questi contesti, le lamentele si rincorrono. Ma tutto sembra nella norma. In fondo siamo in Sicilia. A mezzogiorno, visto l’avvicinarsi dell’ora di pranzo, gli sportelli cominciano ad accelerare vistosamente lo scorrimento dei numeri. Gli sportellisti pretendono che gli utenti arrivino già muniti della cifra pagata. Donne, anziani e invalidi sono costretti a recarsi di corsa presso un bancomat. E poi, sempre di corsa, nella stanza attigua. Altra coda per pagare. E poi di nuovo in coda con la comprova del pagamento effettuato per prenotare la visita: lo sportello non accetta denaro. Ma che razza di sportello ticket è?
Nonostante questa assurda presa di posizione, l’utenza, pur borbottando, asseconda le richieste e provvede, pur di uscire da quella sorta di gabbia in cui è rinchiuso dal mattino. Visto sempre il correre del tempo, e l’avvicinarsi dell’ora del pranzo, a qualcuno degli sportellisti viene la malsana idea di far scorrere l’elimina-code a gruppi di dieci numeri a volta: dal numero 271, attualmente in coda e in fase di esecuzione dell’operazione, cominciano a lampeggiare 272, 273, 274 e così via fino a 283! Panico collettivo! Tutti, o almeno chi può (vista la presenza di uomini in carrozzina), si alzano e vanno verso lo sportello per chiedere spiegazioni, mentre i numeri impazziti continuano la loro corsa folle.
Anche noi ci avviciniamo allo sportello di estrema sinistra, chiedendo spiegazioni (anche perché si sa che le persone anziane si agitano e vanno in panico facilmente). Per tutta risposta un tizio, senza nessun cartellino identificativo su ruolo e dati di riconoscimento, risponde con malo garbo che da quel momento il turno è un problema nostro poiché non è possibile riportare la numerazione indietro. Hanno sbagliato loro e noi ne paghiamo le conseguenze. Notevole.
Come potete ben immaginare gli umori sono passati dallo stupore alla confusione su come gestire il turno, inclusa la malafede sottintesa dell’uno verso gli altri che in certi casi viene fuori. Diciamo al tizio, sempre non identificabile, in palese violazione della L.69/2009: che razza di modi sono! Chiediamo: almeno uno di voi indichi i numeri per evitare inutili risse e confusione. Ci rispondono che non se ne parla nemmeno, che sono problemi nostri.
Inorriditi, osserviamo quei poveri anziani cominciare a chiedersi uno con l’altro chi fosse prima e chi dopo, e gli sportellisti cominciare a chiamare con timbro di voce normale i numeri serviti! Un solo signore di buona volontà fa da eco per gli altri, in quanto lo spazio tra gli sportelli e la folla deve per forza essere aumentato, pena il soffocamento.
Terzo mondo! Anzi, peggio. Adirati ci dirigiamo all’URP. Lì scopriamo che il dirigente si trova in altra sede, che già alle undici in genere non è più reperibile. Così vanne le cose a Villa Sofia. Ci spiegano che possiamo comunque compilare un modulo di reclamo. E che verremo contattati per eventuali scuse. Ma è possibile pagare un ticket per un tale servizio sanitario? E se qualcuno degli anziani presenti senza accompagnatore si fosse sentito male a causa dell’ansia? Troviamo indicibile che non vi sia un organo di controllo sull’operato degli sportellisti. Qualcuno che li richiami all’esercizio del loro ufficio in modo deontologicamente corretto.
La signora addetta all’URP, cortese ma ferma, ci dice che se vogliamo possiamo tornare a parlare col dirigente.  Ci chiama inoltre lo sportello stesso, che emulando Schettino, risponde che lì va tutto bene e tutto funziona. Paradossale la mancanza di correttezza!
Rispondiamo alla signora che non è così, e che vogliamo lasciare un reclamo scritto. Ora il reclamo lo lascio qui, tra le pagine di linksicilia, in quanto racconto dei fatti avvenuti. Con la speranza che la prossima volta si chiamino i Carabinieri per tutelare i diritti del cittadino siciliano, contro una Regione che vara le riforme senza pensare agli effetti sulla collettività: una Regione che lascia liberi i propri dipendenti di ‘comminare’ disservizi e non si mette nella condizione di ricevere reclami con conseguenze legali!
Il dirigente assente, lo sportellista stile Schettino: chi paga? Il cittadino, in tutti i sensi: mantiene gente inutile e raccomandata nei loro posti, paga ticket per servizi che non ci sono, subisce trattamenti da terzo mondo. Che schifo!
Assessore Massimo Russo, si metta nella condizione di ricevere le istanze di disservizio dei cittadini, licenzi gli incompetenti e non faccia solo ‘cassa’: tra i siciliani c’è gente che ha smesso di curarsi per il costo del servizio sanitario! Ma del resto, mi rendo ben conto che a lei come ai suoi fidati nulla di ciò importa! Non fate code voi, alzate il telefono e scavalcate code e ticket!

Vergogna, questa è la Sicilia che deve finire!

 

 

 

Stella Pucci

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