Sabato 13
Presiede Carlo Pennisi (direttore Dipartimento Sociologia e Metodi delle ricerche sociali, Università di Catania.
David McLellan (Canterbury University) Simone Weil and the Mediterranean world
“Simone Weil era l’archetipo dell’intelletuale francese con il suo atteggiamento antiborghese e antilluminista.
Il suo attegiamento acuto e contradditorio fu influenzato dal pensiero mediterraneo e contribuì a infonderle una linea pessimistica e utopica al tempo stesso.
Considerava la storia di Israele e il suo Vecchio Testamento un influenza negativa per la realtà mediterranea: Dio che interviene nel senso della storia in maniera distruttiva.
Allo stesso modo rigettava in toto l’Impero Romano e la sua idea di assimilazione e conquista che trascura le scienze matematiche e alimenta i totalitarismi novecenteschi.
Considerava estremamente positivi il Cristianesimo (come ultima espressione di spiritualità), le scienze matematiche (Dio come grande matematico) e l’Ellenismo (apogeo culturale prima di un irreversibile declino).”
Antonio Pioletti (Preside Facoltà di Lingue, Università di Catania)
Contaminazioni euromediterranee nel processo di formazione delle letterature moderne
“Spesso si cerca di definire e interpretare l’oriente da una prospettiva eurocentrica: questo ci porte a chiederci se è davvero possibile una reale mediazione tra culture presentate come antitetiche. Ma quello che va compreso è la relatività di categorie quali occidente e oriente.
La formazione delle culture romanze va ricondotta ad realtà trancontinentali: Le parole hanno una propria storia, si formano in aree geografiche e sociali diverse, sono vissute e rivissute, dette e ridette e vengono contaminate.
La contaminazione va intesa come dialettica sulla base dell’incontro con l’Altro. Spesso gli aspetti secondari si presentano come fondamentali. Oggi si da per scontato dei luoghi comuni che non sono più così certi, ma che vanno rivisti.
Dentro i Sistemi (culturali e quindi letterari) ci sono simmetrie e asimmetrie, centri e periferie, sottosistemi e sovrasistemi. Al centro della cultura mondiale è stata posta l’Europa (e il cristianesimo), in periferia i paesi nordici e gli orientali.
Inoltre è auspicabile una rivalutazione del periodo medievale con i suoi grandi laboratori e le sue enormi bibliotehce itineranti che da ovest arrivavano ad est e viceversa.”
Mario Alcaro (Università di Cosenza)
Le culture Mediterranee tra identità e alterazione
“E’ fondamentale capire se si può trovare una identità mediterranea.
Si riscontrano degli elementi comuni (tematiche della natura, produzione artistica, immagini mitologiche) ma la realtà mediterranea ha una grande eterogeneità dove il mare esercita un azione di sintesi.
La modernità ha “inquinato” la nostra realtà e ha fatto perdere la genuinità che la caratterizzava.
La natura e il naturalismo devono essere intesi come concetti fondamnetali per il Mediterraneo e riconsiderati come moventi dei cambiamenti umani della nostra area geografica.”
Tavola Rotonda
Modera Nino Rizzo Nervo, “Direttore Europa”
Ricardo Timm De Souza
“il Sud e il Nord d’Europa si devono rendere conto che hanno storie comuni che si intrecciano tra loro, e guardare avanti. Le istituzioni europee in questo senso danno la possibilità di una comunicazione più intensa.
Il futuro deve sorgere dai contatti tra le persone e non essere progettato dai politici, tenendo sempre presente che la comunicazione e i rapporti con culture diverse sono sempre molto complessi.”
Fabio Merlini
“Dobbiamo costruire il Mediterraneo come un luogo: l’Europa appare come una costruzione reattiva rispetto all’impero consumistico basato sull’ideologia statunitense. Deve invece essere intesa come un posto ben definito, quasi come una casa.
I concetti di territorio e natura non devono essere più impersonali e intagibili. La natura quando è pensata come territorio diventa una realtà contraddistinta da propri tratti culturali.”
Paolo Rumiz
“E’ necessario considerare l’Europa come la grande terra di mezzo, dove Oriente e Occidente si incontrano e si intrecciano. Siamo in mezzo e dobbiamo evidenziare questo valore aggiunto.
Invece oggi assistiamo ad uno smarrimento della cultura democratica difronte alla teocarazia e ciò porta ad una sterile semplificazione dello scontro Cristianesimo-Islam.
Deve essere compreso che la religione non provoca lo scontro di civiltà ma crea degli anticorpi per proteggersi, poi questi anticorpi vengono identificati con i luoghi sacri e di culto.”
Giuseppe Stoppiglia
“Finche ci sarà il Sud il senso della storia è sempre del Sud
La volontà di imporre un modello culturale ha rotto la genuinità delle autonomie locali che non si è più sviluppata. mancando di senso di appartenenza viene a mancare anche quello di responsabilità.
Il dialogo e l’interculturarietà sono delgi imperativi morali: non dobbiamo sentirci autosufficienti ma dobbiamo comletarci gli uni con gli altri e trovare uno spazio d’incontro dove dialogare.”
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