Poco prima delle 21 di ieri sera una macchina lo ha affiancato e speronato, facendolo cadere a terra in una strada di contrada Erbe bianche, nella periferia sud di Biancavilla. Dopo il volo dal suo scooter di piccola cilindrata, Giuseppe Amoroso si è visto puntare un’arma. Uno dei passeggeri gli ha quindi sparato alcuni colpi con un fucile a pallini, che lo hanno raggiunto al braccio e a un fianco. La vittima adesso si trova ricoverata in un ospedale di Catania. Le sue condizioni non dovrebbero essere gravi, nonostante sia stato necessario ricorrere a un’operazione per estrarre i proiettili.
Da decifrare il movente dell’agguato. La pista che viene battuta in queste ore dai militari della compagnia di Paternò è quella dell’avvertimento mafioso. Giuseppe Amoroso, 44 anni, sorvegliato speciale conosciuto come l’avvocato, è il fratello di Vito Amoroso ritenuto dagli inquirenti un elemento di rilievo del clan Mazzaglia-Toscano e arrestato l’ultima volta nel 2013, dopo la scarcerazione di qualche anno prima. All’interno dell’abitazione di Vito gli agenti della squadra mobile trovarono cinque pistole con matricola abrasa, caricatori, cartucce e alcuni documenti falsi. Questi ultimi nascosti dentro a una borsa termica. Recentemente il nome del presunto boss è tornato a occupare le pagine di cronaca dopo l’operazione antimafia Adernò.
Nonostante le indagini non escludano nessuna pista, l’ipotesi principale è quella della faida interna allo stesso clan. L’ambiente della cosca Toscano-Mazzaglia vive da mesi forti fibrillazioni. Prima dell’agguato ai danni di Amoroso si era consumato un altro tentato omicidio. A novembre dello scorso anno i colpi di pistola erano stati esplosi verso Giuseppe Mancari, detto Pippo ‘u pipi. L’uomo si trovava in compagnia della moglie a Biancavilla, nel centrale viale Europa. Dopo essere uscito da un panificio lo avevano avvicinato due persone con il volto coperto a bordo di uno scooter sparando alcuni colpi d’arma da fuoco. Sul posto erano stati ritrovati sei bossoli calibro 7,65.
Il 15 gennaio 2014, tra le vie del Comune in provincia di Catania, veniva ucciso con una raffica di colpi il 19enne Nicola Gioco. Solo 48 ore prima ancora sangue, con l’omicidio del 63enne Agatino Bivona in via Fallica. Mesi prima l’elenco delle vittime della guerra di mafia registrava l’agguato e la morte di Alfredo Maglia. Il biancavillese venne ucciso ad Adrano. La lotta per gestire le redini della cosca sarebbe iniziata dopo la morte dello storico capo Giuseppe Mazzaglia, ucciso nell’aprile 2010, mentre si trovava all’interno di una minicar.
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