Telejato, il telegiornale contro la mafia ‘che non fa sconti a nessuno’

Deve avere un bel da fare la signora Bertolino ad analizzare tutte le registrazioni di Telejato, in cerca di affermazioni diffamatorie contro la sua persona. Delle duecentosette denuncie che sono arrivate alla stazione tv, la maggior parte è sua: non riesce a capacitarsi del fatto che ce l’abbiano con la sua distilleria, la più grande d’Europa, della quale il telegiornale in questione rivela le magagne ecologiche e non solo.

E’ una piccola emittente, Telejato. Piccola ma senza paura, fatta da persone che in mezzo ai mafiosi ci vive, le cui facce, case, famiglie, sono conosciute da tutti in un paese piccolo come Partinico.
Il notiziario trasmette in ventidue comuni, tra i quali Corleone, Alcamo, Castellammare del Golfo, San Giuseppe Jato. Il palazzo dal quale parte il segnale è nella stessa cittadina dove, nel 1970, Danilo Dolci fece la sua richiesta d’aiuto per i disperati del Belice: allora fu la polizia a fare irruzione nel centro da dove Radio Libera trasmetteva; oggi, si tenta di sfondare le porte di Telejato a forza di querele.

Pino Maniaci, che conduce il notiziario, acquistò nel 1999 l’emittente; oggi vi lavorano anche la moglie e i due figli, con l’aiuto di giovani giornalisti e volontari. “Non saranno le querele a fermare la nostra redazione”, dice Alessandro Leto, collaboratore di Telejato. “E’ solo un tentativo subdolo di tappare la bocca a chi vuole fare vera informazione”. Su duecentosette citazioni, solo due volte Pino Maniaci è stato rinviato a giudizio. E la signora Bertolino, la cui industria è stata riconosciuta come altamente inquinante, non riesce ancora a fargli oscurare il telegiornale.

Linguaggio semplice, irriverente, interviste sfacciate, porgendo il microfono all’assessore e al contadino: è così che l’emittente si rivolge alla comunità locale, alla quale dà le notizie senza troppi filtri e inutili fronzoli. Per questo, oltre che per il coraggio, ci ricorda Radio Aut, che ha interrotto le trasmissioni dopo la morte di Peppino Impastato , ma che non è scomparsa del tutto: allora c’era anche Salvo Vitale, che adesso è a Telejato,  e che oramai è in pensione ma di sicuro non a riposo.

“Telejato non fa sconti a nessuno, né a destra né a sinistra”, aggiunge Leto, “i politici nutrono qualche rancore verso di noi; ma la gente, che è attenta all’equilibrio che abbiamo saputo costruire, ci segue con interesse e simpatia”.
E’ un momento di transizione a Partinico:  il clan dei Vitale – Fardazza, che taglieggia molti imprenditori della zona, è sotto processo. La notte di domenica 14 maggio, assieme ai volontari di Addiopizzo e col sostegno del sindaco, quelli di Telejato hanno attaccato i manifestini con su scrittto “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, che i commercianti di Palermo conoscono già molto bene. Molti negozianti si sono indignati a vedere le loro saracinesche imbrattate; qualcuno si è un po’ incuriosito.

Essendo registrata come televisione comunitaria, la legge le concede solo tre minuti di pubblicità ogni ora: davvero pochi per mandare avanti l’emittente. L’interstizio mediatico nel quale sono schiacciate anche altre piccole stazioni siciliane, assieme a giornali che escono a singhiozzo e siti oscurati, fa capire quale sia la situazione della libertà di stampa e d’informazione in Sicilia. Sinceramente, ci si chiede che fine faranno le televisioni come Telejato con il costoso spostamento sul digitale terrestre: l’emittente di Partinico trasmette anche su Internet, ma dubitiamo che  la banda larga sia già arrivata nelle campagne dello Jato.

Per guardare Telejato:
www.telejato.it


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