Telejato e le altre emittenti a rischio chiusura Nel 2014 il Garante dava ragione a Maniaci

Il destino di Telejato sembra ormai segnato, ma c’è chi non si arrende. A mobilitarsi nel tentativo di salvare la televisione di Pino Maniaci, che da anni denuncia corruzione e malaffare sul territorio di Partinico, è il web, con una petizione online su change.org  che ha raggiunto, a poche ore dalla messa in rete, quasi mille adesioni. Lo spegnimento di Telejato è previsto per il prossimo 2 dicembre. Il canale 28, su cui va in onda l’emittente, pare disturbare il segnale delle televisioni maltesi e per questo è arrivato lo stop dal ministero dello Sviluppo economico, che  ha in carico la gestione delle comunicazioni.

La vicenda che ha portato all’ultimatum per l’emittente di Partinico ha radici lontane, figlia di anni di confusione nella regolamentazione dell’assegnazione delle frequenze. Questione che ha generato un vero e proprio caso internazionale culminato con una sentenza della Corte europea che intima all’Italia la liberazione delle frequenze che interferiscono con il segnale degli Stati confinanti. «Quando ci hanno assegnato il canale 28 – racconta Pino Maniaci – sapevamo già che avrebbe dovuto essere spento. Nel frattempo, tuttavia, sono arrivate due delibere, una di ottobre 2014 dove si parlava del conflitto di frequenze ma non veniva considerata la zona di Trapani, dove si trova monte Bonifato, il luogo da cui trasmettiamo, e l’altra uscita in Gazzetta ufficiale pochi giorni fa in cui invece rientra la provincia di Trapani, condannandoci». E in effetti nel 2014 in una delibera dell’Autorità garante delle comunicazioni, che sempre fa capo al Mise, si legge: «Per la Regione Sicilia è ritenuta sufficiente l’eliminazione delle frequenze interferenti Malta nelle sola parte meridionale, che viene così a costituire un’area tecnica sub-regionale di rispetto nei confronti di Malta, i cui confini sono identificati dalla medesima poligonale già adottata con la delibera n. 91/14/Cons, tenendo anche conto che l’Amministrazione maltese non ha invero richiesto ulteriori limitazioni, né ha proposto di modificare la poligonale ovvero di definire in modo diverso le aree di interdizione dell’uso delle frequenze». Poi, in Gazzetta ufficiale, il dietrofront. 

Già, perché il problema delle interferenze non riguarda solo la piccola Telejato o monte Bonifato. Quella del sovrapporsi delle frequenze era un’evenienza già nota al momento dell’assegnazione dei canali sul nostro territorio, che ha visto e vede coinvolte molte televisioni locali lungo tutto lo Stivale, in particolar modo sul versante adriatico per le interferenze con Slovenia e Croazia. TeleMed1, Agrigento Tv, FreeTv, CanaleItalia 83, sono solo alcune delle emittenti a rischio, ma mentre in regioni come la Puglia vengono fatti bandi per riassegnare le seppur poche frequenze rimaste disponibili, in Sicilia la cosa pare essere più complicata. «Il bando lo hanno fatto e noi abbiamo fatto richiesta – continua Maniaci – ma già nella domanda si chiedeva di scegliere un canale alternativo. Peccato che non ci fosse nessun canale libero». 

Intanto la petizione online continua a mietere adesioni. «È palese che è l’ennesima scusa per mettere a tacere chi ogni giorno spende la propria vita nella lotta alle mafie» si legge sul portale Change.org, dove è ospitata la petizione indirizzata al ministro Guidi, che è stata sottoscritta, tra gli altri, dai collaboratori dell’emittente partinicese e dal cantautore Marco Ligabue. Tanti anche i commenti di solidarietà che continuano a giungere sulla pagina. «Telejato fa informazione libera e corretta e c’è sempre posto per i giovani aiutanti! Telejato è informazione, lotta, scuola e famiglia. Non può chiudere!» scrive Francesco da Salamanca, in Spagna, a cui fa eco Giulia da Roma: «Sto firmando perchè Telejato è una risorsa per tutti e non deve chiudere». «Sarebbe l’ennesimo scippo ad una voce realmente libera e un ulteriore regalo alla mafia-antimafia che sono la stessa cosa» aggiunge Filippo. 

Negli studi di Telejato, comunque, si continua a promettere battaglia. Una battaglia che ha già pagato tempo fa, quando si convinse l’allora ministro Passera a intervenire salvando Maniaci e collaboratori dal tracollo al momento del passaggio al digitale terrestre. «Mi chiedo – conclude il direttore di Telejato – come mai sia potuta accadere una cosa del genere, ma a questa domanda può rispondere solo il Mise. Lo stesso ministero i cui tecnici pensano che una Tv, che non riesce a superare nemmeno Montagna Longa e arrivare a Palermo, possa interferire con le trasmissioni di Malta». 


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