La programmazione dell'ente culturale catanese, che va da fine aprile ai primi di ottobre, porta in scena nei luoghi più suggestivi della città questioni spinose dei nostri tempi: dalla mafia all'omofobia e dal fine vita al terrorismo. «Sono temi universali declinati con linguaggi contemporanei», spiega la direttrice Laura Sicignano
Teatro Stabile, ecco la rassegna itinerante estiva «Come un bambino che si riprende da malattia»
Omofobia, mafia, terrorismo, fine vita e violenza contro i più deboli. Sono i temi di Altrove 2018 – Visioni di teatro contemporaneo, la programmazione estiva del Teatro Stabile di Catania, che si estenderà da fine aprile ai primi di ottobre, per portare in scena in alcuni dei luoghi più suggestivi della città le questioni più spinose dei nostri tempi. Una rassegna itinerante che propone cinque testi selezionati per qualità e contenuti, con due prime italiane, firmate da scrittori europei, e tre titoli ideati da drammaturghi siciliani.
Gli artisti isolani saranno i protagonisti di tutti gli spettacoli per rafforzare il dialogo tra le varie realtà teatrali del territorio e per unire tradizione e innovazione. «Il Teatro Stabile è come un bambino che sta ricominciando a camminare dopo una brutta malattia», spiega la vicepresidente dell’ente Lina Scalisi, nel corso della conferenza stampa di presentazione, facendo riferimento alle difficoltà che l’ente sta affrontando. «Si respira un clima nuovo – prosegue – e questa rassegna di emozioni universali, che rappresenta un incrocio tra la drammaturgia siciliana e quella europea, capaci di confrontarsi con temi tradizionali e portati in scena in luoghi che ci ricordano che viviamo in mezzo al bello, testimoniano il grande affetto che lega la città al teatro».
A inaugurare la rassegna estiva, dal 26 al 29 aprile e dal 3 al 6 maggio, sarà La Rondine di Guillem Clua. Una prima nazionale, con la regia di Francesco Randazzo, che avrà come cornice il Coro di notte del Monastero dei Benedettini. Un luogo pubblico, sacro e attraversato dall’Università in cui sarà rappresentata l’opera del drammaturgo catalano che si ispira alla strage del Bar Pulse di Orlando, in Florida. Lo scenario di un attacco terroristico islamico di matrice omofoba dove, nel giugno del 2016, morirono quarantanove omosessuali. La scrittura di Clua è affidata all’interpretazione di Lucia Sardo e di Luigi Tabita.
Ai percorsi del fine vita è dedicata invece L’ombra di Euridice del catanese Mario Giorgio La Rosa, che dal 7 al 10 giugno e poi ancora dal 14 al 17, andrà in scena nella Corte del Castello Ursino. Un mito suscettibile ancora oggi di infinite interpretazioni che racconta l’esperienza di dover lasciare andare chi ci è caro e si spegne lentamente nella sofferenza di una malattia. «Sono testi con temi universali ma declinati con linguaggi contemporanei – spiega la direttrice del teatro, Laura Sicignano – Questa rassegna, che ha come protagonisti attori giovani e del territorio, porta fuori dal teatro corpi e voci del nostro presente. È un’irruzione della poesia nella civitas che crea un’osmosi tra il territorio, i cittadini e gli artisti. Una scelta che conferma lo Stabile come una fucina di creatività».
Altra prima nazionale, dal 19 giugno al primo luglio, nella Chiesa di San Nicolò l’Arena. Con Storia di un oblio di Laurent Mauvignier. L’autore francese, partendo da una storia vera, volge lo sguardo verso gli ultimi che non hanno voce e subiscono violenze senza lasciare traccia. La produzione punta su due nomi siciliani di risonanza internazionale: il regista e scrittore Roberto Andò e Vincenzo Pirrotta. Dal 13 al 16 settembre, e poi di nuovo dal 20 al 23, nella Corte del Castello Ursino, con la regia di Giampaolo Romania, sarà messa in scena la comicità amara di Mafia Pride del giornalista, scrittore e drammaturgo ragusano Salvo Giorgio. «Uno spettacolo politicamente scorretto», lo ha definito lo stesso autore. Sei donne raccontano, senza aggiungere elementi alla cronaca, rituali pseudo-sacri e storie di pentiti veri e falsi. Un tema che l’autore conosce bene per aver seguito da vicino la cronaca del maxi processo.
A chiudere la rassegna, nel Complesso fieristico Le Ciminiere, sarà 68 punto e basta, ideato e diretto dal catanese Nicola Alberto Orofino. Un’opera che esplora, mezzo secolo dopo, le ripercussioni del movimento rivoluzionario sessantottino nella Catania di quegli anni. In scena tutti attori cresciuti ai piedi dell’Etna per «una doverosa riflessione in marca liotru». Il curatore della rassegna Massimo Tamalio ha spiegato che «il Teatro Stabile ha investito per questa manifestazione tra il 20 e in 25 per cento della produzione. Si quintuplica il budget dello scorso anno per portare in scena quarantaquattro recite e cinquanta tra autori, registi e attori. Un investimento che punta tutto sui nuovi linguaggi e sulle eccellenze, nella convinzione – conclude – che possa crearsi quel ricambio generazionale che tutti auspichiamo».