Teatro, presentata la stagione del Brancati «Le istituzioni non ci hanno dato una lira»

Trecento posti in sala, 18 turni di recite, nove spettacoli in cartellone, di cui sette in abbonamento e due fuori abbonamento. Sono questi i numeri del teatro Vitaliano Brancati che questa mattina, nella sua sede di via Sabotino 2, ha presentato la stagione 2014/2015. Un calendario di appuntamenti con un’anima tutta siciliana, che si compone non solo di pièce sul palco, ma anche di incontri con l’università di Catania e di aperitivi culturali. Un progetto vario, insomma, al quale fa da sfondo l’ambizione di creare una compagnia stabile di attori. Il tutto, ci tiene a precisarlo il direttore artistico Tuccio Musumeci, «senza che la Regione né il Ministero ci abbiano mai mandato una lira, perché tutti parlano di politica ma nessuno parla di cultura». E in un clima difficile per i teatri – a Catania soffrono sia lo Stabile sia il Bellini – il Brancati annuncia di essere in controtendenza: «Abbiamo aumentato gli abbonamenti – afferma Musumeci – E apriamo la stagione il 30 ottobre con Il medico dei pazzi, una farsa di Eduardo Scarpetta con un sacco di attori. In questo momento, vista la crisi, si privilegiano allestimenti con pochi artisti in scena, ma i nostri hanno la pazienza di recitare aspettando il momento in cui arriveranno i soldi».

Il cartellone completo

Dopo il testo del drammaturgo napoletano maestro di De Filippo, sarà la volta del musical Cenerentola, ispirato alla fiaba di Charles Perrault e diretto da Angelo Tosto; dal 15 gennaio andrà in scena Il ratto delle sabine, del tedesco Franz Von Schonthan, riadattato in «siciliano erudito» da Pippo Pattavina, che dirigerà se stesso e gli altri attori della compagnia; pezzo forte della programmazione è Ladro di razza, in scena al teatro Metropolitan dall’11 febbraio, con Massimo Dapporto; il 19 febbraio debutterà Il berretto a sonagli diretto da Romano Bernardi, con la partecipazione straordinaria di Tuccio Musumeci, nella versione inedita in siciliano che Luigi Pirandello non mise mai in scena e che Sarah Zappulla Muscarà, docente di Letteratura italiana dell’ateneo etneo, e il marito Enzo Zappulla hanno ripubblicato. Di Romano Bernardi saranno anche le ultime due rappresentazioni in abbonamento: Crisi di madri e Pipino il breve. A chiudere il cartellone gli extra: Aragoste di Sicilia, con Guia Jelo, e Barberia, con Massimo Venturiello. Tutti spettacoli e nomi già noti al pubblico etneo.

«Anni fa, le compagnie e gli attori vivevano delle tournée pagate dai Comuni. C’erano i soldi, e adesso i soldi non ci sono più», afferma Orazio Torrisi, presidente della fondazione Teatro della città, che gestisce il Brancati. «Se i tagli ai finanziamenti hanno colpito duramente i teatri istituzionali, pensate a quanto quella mannaia abbia potuto fare male ai teatri privati – prosegue Torrisi – C’è bisogno del sostegno del Pubblico, non solo del pubblico». Anche perché «il teatro è la sede naturale della vita culturale della città», sostiene l’attrice Alessandra Costanzo, alla quale sarà affidata la conduzione degli aperitivi del lunedì, I lunedì di Alessandra, con interviste aperte al pubblico ad attori e registi. «Sono tornata a vivere a Catania da un anno e la frase che sento dire più spesso è che “Qua siamo a Catania, funziona così” – racconta Costanzo – Ma non è vero! Le cose si possono cambiare, iniziamo tenendo aperte le porte del teatro oltre gli orari delle recite, cosa che avviene in tutta Europa». E Tuccio Musumeci rilancia: «È vero che le cose si possono cambiare, ma a noi siciliani piace piangerci addosso».


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«Il primo spettacolo lo faremo con un sacco di attori, perché hanno la pazienza di aspettare che arrivino i soldi». Tuccio Musumeci, direttore artistico del teatro di via Sabotino, non usa mezzi termini. Sul suo palco, il sipario si aprirà 18 volte su nove pièce dallo spiccato spirito smaccatamente siciliano. Sulla scena, attori per lo più noti al pubblico etneo. Ma l'ambizione, confessano, è creare «una compagnia stabile»

«Il primo spettacolo lo faremo con un sacco di attori, perché hanno la pazienza di aspettare che arrivino i soldi». Tuccio Musumeci, direttore artistico del teatro di via Sabotino, non usa mezzi termini. Sul suo palco, il sipario si aprirà 18 volte su nove pièce dallo spiccato spirito smaccatamente siciliano. Sulla scena, attori per lo più noti al pubblico etneo. Ma l'ambizione, confessano, è creare «una compagnia stabile»

«Il primo spettacolo lo faremo con un sacco di attori, perché hanno la pazienza di aspettare che arrivino i soldi». Tuccio Musumeci, direttore artistico del teatro di via Sabotino, non usa mezzi termini. Sul suo palco, il sipario si aprirà 18 volte su nove pièce dallo spiccato spirito smaccatamente siciliano. Sulla scena, attori per lo più noti al pubblico etneo. Ma l'ambizione, confessano, è creare «una compagnia stabile»

«Il primo spettacolo lo faremo con un sacco di attori, perché hanno la pazienza di aspettare che arrivino i soldi». Tuccio Musumeci, direttore artistico del teatro di via Sabotino, non usa mezzi termini. Sul suo palco, il sipario si aprirà 18 volte su nove pièce dallo spiccato spirito smaccatamente siciliano. Sulla scena, attori per lo più noti al pubblico etneo. Ma l'ambizione, confessano, è creare «una compagnia stabile»

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