Dal comune di Catania non s’è ancora fatto sentire nessuno: «Non una telefonata, non è nemmeno mai passato un vigile urbano a vedere cosa stia accadendo». Gli occupanti del teatro Coppola, in via Vecchio bastione 9, occupato da venerdì 16 dicembre, quasi non ci credono. «Magari stanno ancora cercando di capire di chi è la colpa dell’abbandono della struttura», ironizzano. Intanto, all’interno dell’edificio che è stato del primo teatro comunale della città, continua il restauro degli artisti che ci sono entrati abusivamente e non intendono uscirne. «Non prima di averlo restituito ai cittadini minimamente fruibile», spiega il regista teatrale Elio Gimbo.
Domenica pomeriggio, su un palco allestito alla buona, il teatro Coppola ha ospitato una serie di interventi. Punto comune a tutti: «La cultura si riprende ciò che le è proprio, laddove le istituzioni sono assenti».
«Facciamo diventare i problemi una risorsa», afferma Cesare Basile, cantautore etneo e membro della federazione della musica e dell’arte L’arsenale. «Ci assumiamo delle responsabilità ammette sulla scorta di altre esperienze simili: il teatro Valle a Roma e il teatro Marinoni a Venezia, per esempio». Una serie di occupazioni che, per Basile, «sono in realtà delle riappropriazioni da parte dei cittadini del bene comune».
Giulia Giordano, messinese, è una delle occupanti del Valle. E su quanto sta accadendo in questi giorni a Catania non ha dubbi: «È un’azione illegale ma legittima sostiene perché è giusto che a occuparsi di un luogo sia chi lo ha più a cuore».
«Siamo orgogliosi della rinascita diffusa che inizia a dare i primi risultati tangibili», scrive in una nota il Gruppo azione risveglio, che a ottobre aveva lanciato la campagna RiappropriAzione, per denunciare l’abbandono di una serie di immobili pubblici nel territorio catanese. «Speriamo che i nostri amministratori cittadini proseguono non mettano in atto tentativi di soffocare una primavera che speriamo possa contagiare anche l’intera nazione».
[Foto tratta da Facebook]
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