I tatuaggi come segno della propria personalità. Ma che origini ha questa pratica? E che diffusione ha in questo momento? Parla, Daniele, tatuatore di professioneFavorevoli e contrari, ecco cosa ne pensano i giovani
Tatoo, questione di estetica
L’estetica è importante perché contraddistingue una persona. Uno è come si presenta. La storia dell’umanità è ricchissima di esempi lampanti che dimostrano questa tendenza. Si potrebbe pensare ad una vera e propria necessità biologica costitutiva dell’essere umano. L’uomo ha l’esigenza di costruirsi culturalmente, studiando, leggendo e perché no, anche intervenendo esteticamente sul corpo lasciandovi segni di umanità e bellezza ,segni che sono propri di una personalità.
In questa ottica va inserito il discorso del tatuaggio.
Si è soliti associare il tatuaggio a “certi tipi di ragazzi”, giudicarlo come un classico gesto di ribellione, in realtà questi “tipi” hanno molto in comune con i “bravi ragazzi”.
Con Daniele, tatuatore in uno studio di Catania, abbiamo avuto una interessante conversazione sull’argomento.
Che origini ha il tatuaggio e in cosa consite esattamente?
“Dal punto di vista storico i casi più interessanti riguardano l’Estremo Oriente e la Polinesia ed infatti la parola inglese tattoo deriva dalla radice tahitiana tatau,”infliggere ferite”.Tatuarsi era parte integrante della società tahitiana e non era altro che una decorazione del corpo; indicava maturità sessuale per le ragazze, libertà da certe restrizioni, tra i maori il tatuaggio è simbolo di completezza umana. L’arte del tatuaggio è antichissima. Di recente è stato addirittura trovato una mummia con tatuaggi. Si potrebbe quasi dire che il tatuaggio nasce con l’uomo.
Gli utensili del tradizionale tatuaggio,tatatau, consistevano di un pettine munito da 3 a 20 aghi di osso e conchiglie e un manico di legno. Gli aghi venivano imbevuti in un pigmento fatto di nerofumo mescolato con acqua od olio, venivano poi posti sulla pelle e perforati su di essa permettendo così al pigmento di inserirsi sulla cute. Questo tradizionale metodo è stato bandito nel 1986 dal Ministro della Salute dovuto alla difficoltà di sterilizzare gli utensili di osso e legno. Per continuare questa arte gli artisti hanno sviluppato una macchina costituita da un rasoio elettrico che utilizza aghi di acciaio monouso. Questo evita il rischio di diffondere le malattie”.
Come si diventa tautatori?
“In realtà non esistono corsi. Si tratta di una forma di arte che hai oppure no. Per me è espansione di me stesso”
Questa tendenza è ultimanente una moda. Che ne pensi?
“C’è sempre stata una forte affluenza di giovani con il desiderio di tatuarsi. L’unica differenza è che adesso è più notato e forse apprezzato. Certo ancora non siamo ai livelli di Milano o Firenze, ma anche Catania ha fatto i suoi passi avanti. La moda di oggi spinge i giovani a tatuarsi, ma questo non è necessariamente una cosa cattiva. I peggiori errori vengono dalla non consapevolezza della propria scelta e dall’ignoranza”.
Esiste quindi un momento preciso per tatuarsi?
“Non ci sono molte cose che uno studio possa fare per evitare o per incentivare perché l’ultima scelta è sempre della persona. Sicuramente non è consentito tatuare i minorenni, troppo vulnerabili. Il tattoo è personale e quindi le ragioni sono innumerevoli. Evito di tatuare i nomi dei propri amanti per ovvie ragioni. Non esistono disegni preferiti o standardizzati Alcuni scelgono disegni dei cataloghi come i delfini altri hanno già qualcosa nella propria mente e poi parlandone si arriva sempre a qualcosa di personale”.
Una delle mille polemiche è che il tatuaggio trattandosi di penetrazione sottocutanea di sostanze coloranti (pigmenti vegetali) è consentito solo ai chirurghi, e i tatuatori non lo sono purtroppo. Che ne pensi?
“Non esiste una legge chiara a riguardo, anzi non esiste affatto! Devi comunque avere una concessione dalla Ausl.
E’ facile puntare il dito, accusare il tatuaggio come eventuale fonte di tumore o infezione… il tutto sta nell’essere responsabili nella cura e nell’igiene! Io posso solo consigliare di non affidarsi al primo che capita! Nessun tatuatore vuole il male di altri, anzi segue corsi su igiene e si informa. E proprio per salvaguardare questa categoria e questa attività che in Italia esistono la Tai, la Atir, la Art”.
E per chi si pente?
“Si può sempre modificare il disegno e renderlo diverso oppure se proprio non lo si vuole più si ricorre al laser Q-swicht. Ad ogni modo chi si pente è perché si è tatuato in un momento sbagliato.”
A 50 anni anocora con il tatuaggio. Non è ridicolo?
“Il tattoo fa parte di te, invecchia con te. D’altronde non cambia solo il tatuaggio, ma tutto il tuo corpo è diverso. E’ come se decidessi di non avere più il naso per esempio.”
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