Una scritta associa il noto studioso di Lettere classiche, scomparso nel 1994, alla criminalità organizzata. Ma il figlio Sebastiano Monaco, che ha curato il restyling dell'area verde, non cede alle polemiche. Munito di alcol ha già ripulito, per la seconda volta, e preferisce spingere per una maggiore fruizione della zona
Targa vandalizzata al giardino Giusto Monaco «Mio padre vicino alla mafia? Ci riderebbe su»
«Mio padre ci riderebbe sopra». Così l’architetto Sebastiano Monaco, figlio di Giusto, professore di Lettere classiche scomparso nel 1994, commenta la vandalizzazione della targa all’esterno del giardino dedicato al padre. Sulla placca metallica è comparsa negli ultimi giorni una scritta realizzata con un pennarello blu che identifica lo studioso siracusano quale «leccaculo dei mafiosi». Lo spazio verde si trova in via Carlo Alberto Dalla Chiesa, a pochi passi da uno degli ingressi del Giardino Inglese, ed è un’area comunale per lungo tempo rimasta chiusa. Fino a quando Sebastiano Monaco non ne ha curato il restyling posizionando – nelle aiuole e lungo i vialetti – delle targhe che riportano citazioni di testi di autori greci. Da Eschilo a Sofocle, da Omero a Saffo, seguendo l’idea di un piccolo spazio da vivere come luogo di riflessione.
L’apertura è avvenuta il 18 novembre del 2008, e contestualmente il giardino è stato l’intitolato al padre dell’architetto, lo studioso Giusto Monaco, che per decenni ha insegnato Letteratura latina e Filologia classica alla facoltà di Lettere dell’università di Palermo, oltre a creare l’istituto di Filologia latina e a presiedere per oltre 20 anni – dal 1973 fino alla sua morte, nel 1994 – l’istituto nazionale del dramma antico di Siracusa. Quello della scritta rinvenuta oggi non è comunque un’episodio isolato. Lo stesso Sebastiano Monaco aveva già rimosso la stessa frase appena dieci giorni fa, il 5 marzo, dopo la segnalazione di una amica. «Non posso fare altro – spiega – mi munirò di una bottiglietta di alcool per ripulire». E, come promesso, lo fa poche ore dopo, in mattinata. «Invito questo ignoto cultore della cultura antimafiosa a confrontarci su questi temi – continua Monaco jr -. Lo farei con cortesia e una vena di ironia, esattamente come faceva mio padre». Nel merito dell’accusa, il figlio la rimanda all’anonimo mittente: «È evidente che questo autore non conosceva affatto mio padre – dice -. L’accusa fa ridere tutti, anche chi non lo conosceva di persona».
La frase sembra fare riferimento all’indagine del 2001 sulle infiltrazioni mafiose all’interno dell’istituto nazionale del dramma antico. L’inchiesta riguardava gli appalti per gli spettacoli al teatro antico di Siracusa che sarebbero stati truccati per favorire le aziende considerate vicine al clan Urso-Bottaro. Il periodo indagato risaliva dal 1998 al 1994, anno della scomparsa di Giusto Monaco. Anche per questo, secondo il figlio, non si tratterebbe di una vera e propria denuncia. «L’atto in sé è una manifestazione di disagio psichico, ci vorrebbe il trattamento sanitario obbligatorio – aggiunge – Se vuole, accanto a quella targa che ho realizzato io, gliene faccio posizionare un’altra vuota per esprimere altri pensieri». L’avvenimento riporta comunque l’attenzione sul piccolo spazio verde di proprietà comunale, ma sprovvisto di illuminazione. L’apertura è affidata a un custode della Reset di stanza al vicino Giardino Inglese, con orari poco chiari. «Quando uno spazio pubblico resta chiuso – conclude Sebastiano Monaco – non è mai bello per la città. Per questo puntavo a chiedere l’affidamento del giardino. L’anonimo dovrebbe prendersela col Comune che tiene queste aree chiuse».