Potrebbe concludersi con un patteggiamento il caso giudiziario che ha come protagonista Giuseppe Morgia. Il re degli urologi, ex docente a Unict, finito nei guai nell’ambito dell’inchiesta Calepino. L’indagine, portata a termine a febbraio scorso dalla guardia di finanza su delega della procura etnea, ha fatto emergere un presunto sistema corruttivo basato su una rete di bandi gara cuciti su misura e legati al mondo degli apparati per il sistema urinario.
La proposta di patteggiamento, che come da procedura ha l’accordo tra le parti – difesa dell’ex primario di Urologia al Policlinico e pubblica accusa – dovrà essere valutata nel corso della prossima udienza dal giudice Luca Lorenzetti. Sarà lui ad accogliere o meno la richiesta. Stesso quadro si delinea per Massimiliano Tirri, agente della società C.Bua difeso dall’avvocato Tommaso Tamburino. «Sui particolari della strategia difensiva preferisco mantenere il più stretto riserbo – commenta a MeridioNews l’avvocato Carmelo Peluso, difensore di Morgia -, posso dirle solo che abbiamo ricevuto il sì dal procuratore della Repubblica in personaۛ».
L’inchiesta scattò dopo una denuncia del titolare di un’azienda sulle presunte irregolarità che si sarebbero celate dietro una maxi gara d’appalto per forniture del valore di circa 55 milioni. Il bando venne pubblicato dall’ospedale Policlinico Vittorio Emanuele il 17 luglio 2018 e riguardava la fornitura triennale di prodotti per Urologia per tutte le aziende ospedaliere del bacino sanitario della Sicilia orientale. Nell’ambito del quale il Policlinico era stato indicato come capofila.
Secondo la gola profonda che ha denunciato l’architrave del sistema sarebbe stato un vero e proprio «sistema Bua», basato nel «predisporre capitolati tecnici che escludono di fatto la partecipazione di altre ditte diversa da Bua». Una bando blindato insomma, secondo l’accusa, che dietro avrebbe avuto però «la costante collusione tra Morgia e i rappresentanti della ditta», si legge nelle carte dell’inchiesta. Il re degli urologi sarebbe stato «ideatore e regista» e ai suoi ordini avrebbe avuto i componenti della commissione tecnica.
Tra i passaggi ricostruiti dagli inquirenti c’è anche l’aneddoto relativo alla creazione di un fotomontaggio di un video cistoscopio, cioè un apparecchio che consente l’ispezione della vescica. Lo strumento, secondo gli inquirenti, era stato inserito nella gara ma sarebbe stato mancante di alcuni requisiti di legge. Per aggirare il problema due degli indagati avrebbero fatto fare un fotomontaggio di un altro apparecchio prodotto da una ditta cinese. Secondo l’accusa Morgia avrebbe beneficiato di diverse somme di denaro di provenienza illecita, appuntate in una file denominato Calepino. Presunte mazzette poi spese per viaggi e alberghi di lusso.
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