«Sarto e regista». Sono le parole che gli inquirenti utilizzano per descrivere Giuseppe Morgia, professore catanese ritenuto al vertice di un sistema illecito. In mezzo il maxi appalto da 55 milioni per la fornitura di dispositivi medici. Ascolta le intercettazioni
Tangenti sanità, bando «cucito su misura» al Policlinico Il re degli urologi: «Vi tutelo ma voglio essere tutelato»
Un regista che dirigeva la sua personale pellicola da dietro le quinte grazie a una serie di attori che avevano deciso di mettere carriere e fatturati nelle sue mani. Per la procura di Catania il re degli urologi Giuseppe Morgia meriterebbe una sorta di Oscar alla corruzione. Il suo, secondo il magistrato Fabio Regolo, «è un esempio scolastico per descrivere come un funzionario pubblico decida di mettere a disposizione il proprio operato per fini personali e illeciti». Attorno a sé, Morgia, stando a quanto messo nero su bianco dalla guardia di finanza nell’operazione scattata nelle ultime ore, avrebbe creato una vera e propria cabina di regia del malaffare. Con bandi di gara cuciti su misura e tutti legati al mondo delle patologie a carico degli apparati urinari. Oltre a Morgia agli arresti domiciliari è finito Massimiliano Tirri, agente e responsabile commerciale della C.Bua. Società con sede a Bagheria, in provincia di Palermo, e con diverse esclusive per la rivendita nell’Isola di endoscopi e strumenti chirurgici. Quattro, invece, i professionisti indagati e sospesi dalle loro attività. Si tratta di Tommaso Castelli, dirigente medico nell’équipe di Morgia, e di tre agenti di prodotti sanitari: Antonio Di Marco, Francesco La Gattolla e Domenico Tramontana.
A dare il via all’inchiesta la denuncia presentata negli uffici di piazza Giovanni Verga da una società che lamentava presunte irregolarità in una maxi gara d’appalto. Bandita a luglio dall’ospedale Policlinico Vittorio Emanuele per un valore di 55 milioni di euro e che aveva l’obiettivo di fornire, per tre anni, diversi nosocomi della Sicilia orientale di dispositivi medici di urologia. Come si legge nel bando, suddiviso in 209 lotti, erano stati elencati cateteri, sonde vescicali, stent uretali, set per il drenaggio, sistemi di fissaggio e protesi idrauliche. In mezzo ad alcune richieste di chiarimento inviate da alcune ditte prima della consegna delle buste si arriva alla scadenza per la presentazione delle offerte prorogata dal 9 ottobre 2008 a giorno 23 dello stesso mese. Le società ammesse alla fine sono 38 ma l’aggiudicazione non vedrà mai la luce proprio per l’intervento degli investigatori. «Dietro l’appalto c’era Morgia – commenta il procuratore capo Carmelo Zuccaro – anche se il suo nome non risultava in nessun documento. L’urologo ha preconfezionato il capitolato tecnico con la complicità di altri camici bianchi».
Nell’elenco dei prodotti da fornire sarebbero finiti una serie di strumentazioni nella disponibilità esclusiva di alcune società. Quelli che la procura chiama «filtri d’entrata». Così, nell’ipotesi dei pm, da un lato i privati avrebbero avuto la garanzia di vincere alcuni lotti dell’appalto. Assecondando, in cambio, le presunte richieste corruttive di Morgia. Il professore, che nella sua lunga carriera vanta la direzione della clinica Urologica del Policlinico, avrebbe beneficiato di una sorta di fondo nero creato all’interno dell’agenzia di viaggi La Grada. Dentro a quest’attività, i cui titolari sono indagati per riciclaggio, sarebbero transitati alcuni bonifici effettuati dalle società specializzate nelle vendita di prodotti sanitari. Soldi che, secondo l’accusa, venivano giustificati con fatture generiche in cui venivano indicati dei non meglio precisati servizi ricevuti. Morgia a questo punto avrebbe beneficiato di migliaia di euro, contabilizzati in un file denominato Calepino. Presunte mazzette, secondo l’accusa, poi spese «per viaggi e alberghi di lusso», spiega il generale delle fiamme gialle Cecere Quintavalle.
Scorrendo le pagine del bando di gara c’è un dettaglio che non è sfuggito agli investigatori. Cioè una clausola inserita come vincolante per «l’esecuzione dell’appalto». «La consegna dei prodotti dovrà essere effettuata entro dieci giorni dalla data di ricevimento dell’ordine». Un tempo troppo stretto secondo gli inquirenti che avrebbe aperto le porte solo alle aziende con i magazzini ben forniti. «Quella in oggetto – precisa il pm Regolo – è una delle gare più grosse in ambito sanitario di tutto il Sud Italia». Gli episodi contestati al professore però non sono legati soltanto alla maxi gara d’appalto. Sotto la lente d’ingrandimento è finito anche il robot Da Vinci, arrivato al Policlinico nell’aprile 2018 per effettuare interventi chirurgici mini invasivi. Un sistema all’avanguardia che avrebbe nascosto altri reati. Morgia avrebbe minacciato una ditta di interrompere la fornitura di alcuni materiali da utilizzare con il macchinario, di fatto limitandone l’utilizzo, per rispondere al no ricevuto a una sua richiesta. «Chiedeva 1200 euro per partecipare, insieme ad altre persone, a una cena di gala sostenuta dalla onlus della quale Morgia presiedeva il comitato scientifico».
Il presunto sistema illecito di cui il professore sarebbe stato regista avrebbe riguardato anche alcuni farmaci. Integratori, in particolare della casa Omega Pharma, che Morgia avrebbe «spinto» nelle prescrizioni. «In cambio – aggiunge Zuccaro – le aziende pagavano biglietti aerei e alberghi di lusso per dei convegni internazionali». Eventi sparsi tra Boston e Dubai in cui il professore si sarebbe trattenuto, anche per settimane, grazie alla sovvenzione dei privati. Nel mirino, oltre alla gara d’appalto annullata, sarebbe finito anche un secondo bando da pubblicare tra marzo e aprile. «In cui si prospettava – spiega la gdf – l’idea di richiedere macchinari e strumenti prodotti da una sola ditta». Ma anche decine di intercettazioni con informatori scientifici.
Più volte Morgia si sarebbe vantato con i suoi colleghi, anche partecipanti alla commissione di gara, di poter controllare tutto il sistema. Particolare emerso, secondo gli inquirenti, in colloqui telefonici registrati nello studio del camice bianco. «La gara l’ho fatta io […] la dirigo io e quindi farò una telefonata a tutte queste persone». E ancora: «Tutto è diretto da me». Nell’elenco degli indagati c’è anche Tommaso Massimo Castelli, medico e componente della commissione tecnica per l’appalto da 55 milioni di euro. Il 2 marzo, inoltre, il giudice per le indagini preliminari si occuperà della posizione di altre persone, tutti dirigenti medici. Per loro il magistrato si è riservato di applicare la misura interdittiva della sospensione della professione. Tra loro Sebastiano Diego Cimino, candidato con il Movimento per le autonomie alle Politiche del 2013, attivo per predisporre il capitolato tecnico e componente della commissione che ha confezionato la gara; e Francesco Curto, dirigente di Urologia all’ospedale Civico di Ragusa.