I tecnici del Centro sperimentale di Cesano di Roma, questa mattina, si sono presentati sulla Ss 575. La strada è quella per cui, secondo l'ingegnere Antonino Urso, sarebbe stata pagata una mazzetta apparentemente senza motivo
Tangenti Anas, controlli su statale «fatta a regola d’arte» La direzione nazionale dispone i carotaggi pure a Troina
Le parole e lo stupore dell’ingegnere di Anas pentito non sono bastati a rassicurare sulla correttezza dei lavori fatti sulla statale 575. Stamattina, lungo l’arteria che collega Cesarò a Troina, il personale del Centro sperimentale di Cesano di Roma sta effettuando i carotaggi, per capire la qualità degli interventi effettuati tra febbraio e maggio di quest’anno. I tecnici, accompagnati dal personale della direzione nazionale di Anas, sono tornati nell’isola dove resta aperta l’inchiesta sulla tangentopoli delle strade siciliane.
A parlare dell’appalto da quasi un milione di euro nel territorio di Troina era stato il 23 settembre Antonino Urso, uno degli indagati. Urso, che ai magistrati ha ammesso di essersi intascato parecchi soldi descrivendo il sistema corruttivo, ha fatto riferimento alla statale 575 per documentare un episodio in cui la mazzetta sarebbe stata data apparentemente senza motivo. I lavori, eseguiti dalla ditta Priolo Roberto srl, sarebbero stati a regola d’arte. «Priolo – ha messo a verbale Urso – mi ha corrisposto la somma di 15mila euro, consegnati fuori dal mio ufficio, ma non ricordo precisamente dove. Non so dirvi il motivo per cui me li abbia consegnati atteso che i lavori, a mio parere, sono stati eseguiti in conformità a quanto allibrato in contabilità».
Parlando della spartizione della tangente, Urso ha tirato in ballo il collega Giuseppe Romano, il primo a collaborare e ritenuto dagli investigatori al vertice del sistema corruttivo, e Alessio Gargano, che al momento non risulta indagato e che a MeridioNews ha smentito ogni tipo di coinvolgimento, seppure interessato dai trasferimenti d’ufficio disposti dalla direzione regionale di Anas. «Tali somme le ho divise solo con Romano, perché non ho fatto in tempo a consegnare la quota spettante a Gargano», ha spiegato Urso.
Saranno dunque i controlli dei tecnici romani ad appurare se realmente l’imprenditore Priolo, che nel secondo capitolo dell’inchiesta è finito ai domiciliari, abbia pagato i funzionari senza ottenere in cambio alcun favore. L’appalto, aggiudicato a ottobre 2018 dalla ditta che ha sede legale a Ciminna (in provincia di Palermo) aveva come base d’asta 999.942 euro. Una cifra poco sotto il milione, soglia entro la quale la gara d’appalto può essere organizzata con procedura ristretta, invitando una serie di imprese a proporre l’offerta economica.