Organizzata dalla fondazione Marco Montalbano è in corso alle Ciminiere una mostra sul Fumetto africano, aperta fino all'8 gennaio 2006. Prendiamo la presentazione dell'evento pubblicata su ASTRATTI FURORI
Talenti senza frontiere
Venerdì 16 dicembre 2005, alle Ciminiere di Catania ha preso il via una singolare mostra di fumetto organizzata dalla fondazione Marco Montalbano e dall’associazione Manitese: Talenti senza frontiere. Artisti del continente africano .
Si tratta di un’ iniziativa molto interessante e dall’aspetto inedito intorno al mondo artistico franco-africano.
L’apertura della mostra è stata preceduta da una conferenza a cui sono intervenuti Andrea Marchesini Reggiani per associazione Africa e Mediterraneo, che ha presentato il progetto Africa comics, Sandra Federici, che ha trattato il tema dell’uso del fumetto africano per la comunicazione sociale, Giuseppe Strazzulla, intervenuto sul rapporto tra la scuola e l’Africa e infine Anna Di Sapio, sulle letterature dell’Africa subsahariana. Moderatore dell’incontro è stato il giornalista Nello Pappalardo, da anni legato al mondo del fumetto catanese e grande estimatore del genere.
Il Reggiani ha parlato di iniziative promosse a valorizzare il sud del mondo, come una mostra di scultura su opere in pietra serpentina di artisti dello Zimbabwe e una mostra sulla fotografia africana.
Nel 2002 è stato indetto un concorso, Africa e Mediterraneo, per il miglior fumetto di autore africano, e la mostra delle opere dei partecipanti ha avuto seguito in un’antologia di fumetti.
Le tematiche del concorso furono due: diritti umani e soggetti liberi; bisognava infatti incidere sulla denuncia di situazioni sociali e umane degradanti, senza però soffocare la fantasia dei disegnatori. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la moderna tecnologia: internet è stato un tramite perfetto tra autori e organizzatori. L’artista africano si muove infatti in mezzo a grandi difficoltà, non ci sono strutture tecniche o scuole di fumetto, ma una grande capacità di espressione e senso del colore, insito nelle culture africane, inoltre non esiste un mercato e gli autori non sono abituati a pubblicare.
Questo progetto ha il merito di voler dare un’immagine diversa dell’Africa e contrastare gli stereotipi correnti come la fame, la povertà e la miseria. C’è un grande bisogno di dialogo con culture diverse dalla nostra, nonché di apertura mentale: difficile che si parli di Africa per evidenziare le capacità artistiche del suo popolo. Come ha infatti sottolineato Anna Di Sapio (per l’associazione Manitese onlus Sicilia) i colonizzatori hanno deciso che l’Africa non aveva civiltà né storia perché senza cultura scritta, mentre è enorme e inestimabile il sapere tramandato oralmente, che può essere riassunto nella frase: «in Africa ogni vecchio che muore è una biblioteca che brucia».
Dopo la conferenza l’attenzione si è spostata sulle tavole dei fumettisti: quello che si può subito notare, tra le molte mescolanze di stili, è l’ influenza europea, specialmente franco- belga per via del colonialismo. Caratteristiche sono le storie, di povertà e corruzione, e la volontà di denuncia: in questa sezione spiccano ad esempio Enfant de rue di Didier Madabd (Madagascar). L’uso del colore è vivace, e tra scorci di città africane viene ambientata una storia che racconta di bambini che non possono andare a scuola ma devono lavorare e rubare per sopravvivere.
Emblematico e visionario è anche Penitence, di Hissa Nsoli: un prete confessa un uomo che lamenta le sue sofferenze, ma il sacerdote lo tratta male. Solo alla fine si vede che il “peccatore” ha la pelle nera, e si trova, insieme ai suoi simili, all’interno di un muro altissimo che li separa e dunque li esclude, dal resto del mondo.
Tra la sezione a soggetto libero invece vale la pena di citare Pat Masioni (Congo), il fumettista più in voga e di successo tra quelli in mostra, che ha vinto il concorso con O mio paese (2002). L’artista, che ha pubblicato un volume sul Ruanda, si ispira al fumetto franco belga. La storia narra di due compagni di scuola ed amici le cui famiglie erano nemiche per etnia. Nonostante il divieto da parte delle rispettive famiglie, i due decidono di restare amici e organizzano una festa per riunire i due gruppi. Notevole la tecnica del monocolore rosso per la rappresentazione del passato.
Caratteristico, infine, anche O misterio do lago, avventura africana di Jorge Fencira (Mozambico). L’opera incompleta narra le avventure di un coccodrillo assassino che si trasforma in un uomo quando esce dall’acqua e della principessa Nzati che gli dichiara guerra.
La mostra resterà aperta fino all’ 8 Gennaio del 2006.
È una buona occasione per vedere fumetti di buona qualità e per mettere in luce una parte di Africa sconosciuta e inedita. Una iniziativa notevole, che dovrebbe far nascere anche nella nostra terra, dove l’espressione pittorica, fumettistica, o artistica in generale di giovani e sconosciuti artisti è trattata in modo marginale, un desiderio di rinascita. Dovrebbe spingere gli editori a dare fiducia ai talenti nostrani e le autorità competenti a patrocinare delle iniziative che facciano risorgere artisticamente Catania e la Sicilia, perché non venga considerata anch’essa come “sud” del mondo.