Summer Job, anche quest’anno fumata nera?

Sembra destinato a saltare il “Summer Job”, l’interessante progetto di lavoro attuato negli anni passati dalla ST Microelectronics, che prevede l’assunzione stagionale di operatori per la lavorazione dei semiconduttori. Il programma, che in passato ha fatto “girare” nuovi lavoratori all’interno di ST nel periodo estivo, è fermo dallo scorso anno. Il tempo stringe e non si vedono segnali di novità. Per i giovani che contavano sulla ST per fare un’esperienza di formazione capace di specializzarli e dar loro una nuova speranza di lavoro, i prossimi mesi potrebbero costituire un’occasione perduta.

La società, al momento, sembra avere altre priorità. Prima di tutto sul fronte di due joint-venture: quella con Intel Francisco Partner per formare “Numonyx” (collaborazione nata per potenziare il campo di produzione delle memorie) e quella e con NXP per realizzare “Falcon”, per arricchire il raggio d’azione della multinazionale nel settore di produzione e ricerca che riguarda la telefonia mobile UMTS.
 
Per le esigenze di produzione nel prossimo periodo di ferie, la multinazionale molto probabilmente cercherà di sopperire ai bisogni dei reparti spostando gli operatori a seconda delle esigenze e delle necessità dei settori che richiederanno più attenzione. A questo proposito dovrebbero essere tenuti più in considerazione i lavoratori esperti che abbiano già operato in reparti diversi da quelli di loro competenza, per evitare di avere delle difficoltà e degli intoppi nei vari “step” che riguardano la produzione.
 
Per capire quali potrebbero essere le ripercussioni di questa quasi certa situazione sul lavoro all’interno dei reparti di produzione abbiamo sentito il parere di alcuni operatori di ST.

Quanto peserà il mancato avvio del Summer Job e quindi l’assenza di una forza lavoro fresca e volenterosa che possa dare agli operatori un po’ di respiro?
«L’assenza degli operatori previsti per il summer job – ci risponde Francesca – peserà tantissimo. La loro presenza, infatti, è da considerarsi come un bel momento per tutti noi operatori. Di fatto ci si confronta con altra gente e sopratutto loro, più di ogni altro, riescono a non far pesare le assenze previste per le ferie estive».
 
Ci saranno problemi per gli operatori quando sarà il momento per loro di prendere le ferie estive?
«Per noi saranno i soliti problemi – spiega Giuseppe –, una situazione molto simile a quella  dell’anno scorso. Sarà un po’ più difficile per tutti accordarsi per i periodi di ferie, soprattutto considerando il fatto che già manca il 25 per cento del personale».

Quanto peserà agli operatori essere spostati di reparto, a seconda delle esigenze, per fare un lavoro in un altro settore che conoscono poco e niente? 
«Se la situazione resterà quella che stiamo vivendo – sostiene Antonio – in questo momento non pensiamo che questi spostamenti peseranno più di tanto. Anzi probabilmente sarà un modo per rompere con la routine quotidiana delle solite mansioni di lavoro».

Va anche segnalato che le politiche di investimento verso il site di Catania per il momento sono ridotte ai minimi termini. Ci sono ancora delle questioni irrisolte che riguardano gli accordi per il cosiddetto “ventunesimo turno”, un progetto nato per una migliore gestione delle ore di lavoro a turni all’interno dei “fabs” ma che «è ancora chiuso nel cassetto», come ci spiegano gli operatori. Il ventunesimo turno prevederebbe l’assunzione di almeno centocinquanta operatori.
 
Risvolti non del tutto positivi potrebbe avere anche la joint-venture con NXP, «un progetto – sostengono ancora, preoccupati, gli operatori – che molto probabilmente prevederà il coinvolgimento del solo site francese di ST Grenoble, escludendo in pratica gli altri stabilimenti italiani della multinazionale, fra i quali Catania».
 
I piani per la città etnea non cambieranno: presto si prevede la chiusura di CT6, un vecchio reparto di produzione, che in questo momento ha un mercato quasi inesistente. In M5, l’altro fab all’interno del site di Catania, invece si pianificherà la produzione dei cosiddetti “dispositivi powermoss” e “hvg8”.
 
L’umore, da parte degli operatori intervistati, non è dei migliori. La paura più grande è sempre quella del licenziamento o della cassa integrazione, problemi che in questo momento sta vivendo molto da vicino il site di Malta, in cui cinquecento lavoratori rischiano il loro posto di lavoro. Vedremo, nelle prossime settimane, quanto questi timori siano fondati.


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