Si riuscirà a far leggere a Catania la cronaca siciliana di Repubblica? Secondo Roberto Natale, presidente nazionale della Fnsi (il sindacato dei giornalisti), «un sindacato serve anche per questo». Natale, presente a Catania il 5 gennaio alla consegna del premio Giuseppe Fava, ha dato notizia del fatto che «sta per essere presentato un esposto all’autorità antitrust». Un esposto che sarà firmato da Liberainformazione (osservatorio sull’informazione per la legalità e contro le mafie) «per sapere se, in nome di una pura logica di mercato, una logica di circolazione delle merci – e senza scomodare per un attimo la nobile categoria della libertà di informazione – possano circolare in maniera libera le merci. E tra queste anche la merce informazione».
Una notizia, questa, alla quale Natale ha aggiunto un suo impegno personale: «Nei prossimi giorni proverò a chiamare il direttore di Repubblica, che scrive cose toccanti sulla torsione che sta subendo la democrazia italiana e il modo di fare informazione in Italia». In altre parole, al quotidiano romano il sindacato chiederà coerenza tra i principi per cui si batte – sono note le posizioni di Repubblica contro concentrazioni e monopoli editoriali – e i suoi comportamenti concreti. Comportamenti che, in Sicilia orientale, non sono del tutto coerenti con quei principi.
La questione dell’edizione siciliana di Repubblica non è certo nuova: viene anzi sollevata puntualmente ogni cinque gennaio. Il quotidiano, come è noto, ha stretto da anni un accordo con il giornale “La Sicilia”: l’editore Ciancio mette a disposizione la sua tipografia per stampare a Catania le copie da distribuire in tutta l’isola, in modo che queste arrivino in edicola già nelle prime ore del mattino. Ma, in cambio, “Repubblica” si impegna a non distribuire l’edizione siciliana nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa.
Accade dunque un fatto paradossale: nella tipografia catanese si stampa un giornale con 16 pagine in più – le pagine siciliane, appunto – ma i catanesi, come i ragusani o i siracusani, trovano in edicola solo le pagine nazionali. Diversa la situazione a Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina e Trapani, dove invece viene diffusa l’edizione completa.
Non sono mancati negli anni passati raccolte di firme, convegni, spot video di denuncia. Due anni anni fa Sebastiano Messina, ospite della Facoltà di Lingue, si dichiarò contrario all’accordo sottoscritto dal suo editore, invitando i catanesi a far sentire la loro voce. L’anno scorso è stata Liberainformazione a occuparsi della vicenda, organizzando anche un convegno a Catania. A pochi giorni dall’evento, sulle pagine della “Sicilia” apparve una singolare manchette che recitava: «Da martedì 19 febbraio negli aeroporti e nelle principali stazioni ferroviarie siciliane sarà possibile trovare il quotidiano “la Repubblica, edizione di Palermo”». Una risposta quasi beffarda – a Catania si può comprare l’edizione completa, ma soltanto in stazione o all’aeroporto – che può essere letta, però, come un segnale del fatto che la questione catanese, per Repubblica, resta un nervo scoperto.
L’annuncio di Roberto Natale costituisce, in ogni caso, un fatto nuovo. È la prima volta che a prendere una posizione così forte sul caso Repubblica è il massimo esponente nazionale del sindacato dei giornalisti. Natale, durante l’incontro per il premio Fava, ha anche detto di non essere a Catania a titolo personale, bensì a nome della categoria che lo ha eletto. Parole impegnative, senza dubbio, quelle del presidente della Fnsi. Non resta che attendere i fatti che ne seguiranno.
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