Al via, ieri sera, la trasmissione di approfondimento di milena gabanelli
Su Report l’informazione imbavagliata. Sul Sud poi…
AL VIA, IERI SERA, LA TRASMISSIONE DI APPROFONDIMENTO DI MILENA GABANELLI
Ha preso il via ieri sera su Rai 3, la nuova stagione della trasmissione di inchieste giornalistiche Report (non più in onda la domenica, ma il lunedì) condotta da Milena Gabanelli. E come inizio non c’è male. La puntata di oggi è dedicata ai ministri e sottosegretari del Governo Letta: i criteri cioè con cui sono stati scelti e quasi mai, almeno per quello che abbiamo visto finora, c’entra la competenza o il sostegno elettorale.
Ma l’apertura di Report è stata dedicata ad un argomento specifico: il ruolo dell’informazione. Si vedono parlamentari davanti ai microfoni dei principali tg dire quello che vogliono, senza nessuna domanda. Alcuni di loro chiedono di fare e rifare la registrazione delle loro dichiarazioni. Altri chiedono al Tg1 e al Tg2 di avvicinarsi.
“Li abbiamo abituati così- commenta Gabanelli – nessuna domanda. Fanno tutto loro e queste dichiarazioni vengono poi spacciate per la nostra informazione”.
Un tema caldissimo che cade in giornata in cui Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle hanno protestato davanti alla Rai contro la qualità dell’informazione pubblica.
Il solito coro di ipocriti ha reagito tacciando Grillo delle peggiori offese. Anche i giornalisti della Rai si sono risentiti (li ha definiti ‘camerieri dei politici’). E’ chiaro che la protesta del Movimento 5 Stelle, al di là di espressioni colorite, era rivolta ad una linea editoriale che poco ha a che fare con i singoli giornalisti e poco ha a che fare con l’informazione dovuta ai cittadini.
C’è da dire che l’intera questione vista dal Sud, diventa ancora più scottante. A parte qualche eccezione, infatti, la televisione pubblica ignora la questione meridionale, del tutto. Anzi. Non fa altro che alimentare quella sottocultura che disegna il Sud Italia come la zavorra d’Italia (però l’Italia non ci molla, purtroppo…).
Senza mai dare spazio al punto di vista meridionale. Senza mai parlare, ad esempio, del revisionismo storico sui fatti risorgimentali. Un problema, quello di una informazione pubblica non amica del Mezzogiorno, su cui si era soffermata anche la Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno, che ha parlato di una pubblicistica intrisa di pregiudizi che sul Sud Italia racconta un sacco di bugie. Il che, evidentemente, fa comodo. Per non parlare di disattenzioni o silenzio assoluto sulle proteste dei territori. L’elenco sarebbe lungo.
Non a caso proprio dal Mezzogiorno sono state lanciate numerose campagne che invitavano a non pagare il canone Rai.
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